venerdì 20 aprile 2018

Un referendum? Perché no?

Il RdC propone "i tre progetti" autostradali. Sotto traccia si vede la fitta rete di ferrovie ...

















Paolo Serra, stimato amministratore bolognese negli anni '80, con una lettera pubblicata nei giorni scorsi su il Resto del Carlino e su la Repubblica interviene sul Passante di Mezzo.
Nella sostanza, conferma la sua convinzione che l'accordo dell'aprile 2016 tra Merola-Bonaccini-Renzi e Autostrade SpA sia "alle condizioni date, il male minore". Ovvero "una occasione da non perdere".
Un pragmatismo sconcertante per chiunque aspira ad un mondo migliore, più sano, sostenibile e rispettoso di diritti e doveri universali e costituzionali. Tuttavia, l'approccio dello storico Presidente del Quartiere Lame è ben rappresentativo di una sinistra "riformista" oramai priva di progetti lungimiranti, concreti e coerenti di miglioramento della qualità della vita delle persone e sempre più intenta a preservare potere ed a spartire le residue quote di affari e di privilegi connaturati al modello di sviluppo in essere.
Non è un caso se proprio nella Città e nella Regione che per decenni hanno espresso un esempio di buon governo, di qualità nell'organizzazione sociale e di programmazione equilibrata del territorio, da tempo gli eredi di quel grande patrimonio stiano progressivamente perdendo le radici sociali che sostennero quella importante stagione politica del secolo scorso.
Ma su questo Paolo Serra e i suoi compagni di avventura non ci propongono riflessioni. Nonostante il crollo record di consensi registrato nelle Periferie rosse di Bologna e, in particolare, proprio nel territorio di Lame, dove il PD il 4 marzo crolla al 30%, con un -16% negli ultimi 5 anni.
L'impressione è che proprio tra i lavoratori sempre più precari, tra i giovani senza prospettive e tra i ceti medi impoveriti e con meno servizi sociali, PD e Centrosinistra paghino la loro sostanziale subalternità verso l'establishment e la debolezza dei governi (locali e nazionali) rispetto ai grandi gruppi imprenditoriali e finanziari del Paese.

Assai interessante ed istruttivo in merito è l'ultima puntata di Report (lunedì scorso, 16 aprile): "I mercanti dell'autostrada", che racconta (con dovizia di dati e di particolari) del potere condizionante e pervasivo dei Gruppi Gavio e Benetton rispetto ai grandi investimenti infrastrutturali e al sistema autostradale italiano. Una analisi che spiega molto anche la scelta del nuovo Passante di Mezzo e di un "project financing" interamente basato su pedaggi autostradali pluri-decennali concessi dallo Stato ad ASPI.
Stare "da quella parte" e sposare in modo ostinato il potenziamento di A14 e Tangenziale di ulteriori 4-6 corsie, contrasta in modo netto e irrimediabilmente con una progettazione Sostenibile del territorio e della mobilità, con storiche aspirazioni di cittadini e comunità a costruire insieme una civiltà della prevenzione e del benessere.
Non è vero che mancano alternative possibili e visioni diverse della Città (come ben sa anche Paolo Serra). Da tempo esistono Progetti innovativi: di monitoraggio ambientale (atmosferico, acustico, delle acque); di potenziamento e ammodernamento della mobilità eco-compatibile (ferrovie locali, SFM, TPER, bici); di rigenerazione e naturalizzazione del territorio (bonifiche industriali, recupero di aree dismesse, fascia boscata, verde urbano). La realtà è che la gran parte di questi Progetti ed impegni istituzionali sono stati abbandonati, mentre avrebbero dovuto essere sostenuti, promossi e finanziati. Con risorse pubbliche e private. Negli anni, attraverso precisi piani e incentivi. Rilanciando un ruolo progettuale, attivo ed autorevole delle Autonomie Locali, delle Assemblee elettive, delle Istituzioni.
Questa è la sfida attuale, aperta, riproposta da tanti cittadini il 4 dicembre 2016 e il 4 marzo 2018.
Questo è il livello dei problemi da affrontare per ri-acquisire credibilità, al tempo degli ambiziosi progetti per la conversione ecologica dell'Italia e del Pianeta, delle procedure di infrazione per chi non rispetta l'ambiente e la salute dei cittadini, dei protezionismi nazionali o continentali, di Trump e di Putin, dell'Europa a trazione franco-tedesca, della Brexit e di Visegrad.

Per contrastare con successo i crescenti conflitti e le guerre commerciali e in armi occorrono insieme idee forti, progetti concreti, comportamenti coerenti e partecipazione popolare.
In altri termini, lungimiranza e coraggio; volontà di cambiamento e disponibilità sincera al confronto.

Per questo, è interessante approfondire i termini ed il percorso del "referendum" cui accenna Paolo Serra a conclusione delle sue considerazioni.
Perché, oggi, si opera e si discute - tutti - nella massima incertezza.
I sostenitori del Passante. Che debbono misurarsi con opposizioni, ricorsi e indagini. Che mettono in campo argomenti assai materiali e sicuramente concreti: "vogliamo perdere 700 milioni disponibili"? "il problema traffico esiste, è concreto e presto dovremmo discutere anche di Passante a Nord o a Sud"!
E, altrettanto, gli oppositori. Che sanno di dovere fare i conti con lobby potenti e determinate; con amministratori e politici sordi quanto volubili; con un iter procedurale in stato avanzato (molti amministratori insistono perché "entro maggio si insedi la Conferenza dei servizi"). Tutto questo, ancorché esistono argomenti solidi e di prospettiva per perseguire soluzioni alternative, diverse e in contraddizione.

Naturalmente per procedere seriamente ad un Referendum o ad una vera Consultazione popolare a suffragio universale servirebbe un accordo e un patto istituzionale.
Perché troppo a lungo partiti politici, Amministratori e Governi non si sono mostrati affidabili. A livello nazionale e locale. Eludendo ripetutamente ogni pronunciamento democratico dei cittadini: dall'acqua "bene comune" ... alla priorità nei finanziamenti per la scuola pubblica.
Perché, ancora oggi, un Sindaco umorale e incapace di dare il giusto peso alle cose si prefigge di consultare i concittadini in merito al "percorso del tram (prossimo venturo!) nel tratto relativo al centro storico di Bologna" mentre insiste con pervicacia - e nonostante il voto problematico del 4 marzo - nella volontà di imporre una scelta strategica antistorica come il Passante di Mezzo dopo avere svolto un "confronto pubblico" farsa.
Per definire bene il contenuto della consultazione popolare. Meglio sarebbe svolgerla a conclusione dei lavori istituzionali di pianificazione strategica se questi mantengono diverse opzioni e in conflitto. Con l'obiettivo di stabilire le priorità "del fare" e degli investimenti più urgenti. Tipo: proposta A. Passante di Mezzo; proposta B. Passante Sud; proposta C. potenziamento delle Ferrovie regionali e realizzazione del SFM; proposta D. superamento del tratto autostradale in Città ...
Per fissare il territorio interessato al referendum. Certo, potrebbe essere quello della Città Metropolitana, ovvero quello del Comune di Bologna o della Regione Emilia Romagna. Con pro e contro, per ognuna di queste possibilità. Da valutare con giusta attenzione.
Per scegliere i tempi migliori. L'anno prossimo, ad esempio, ci sono sicuramente due scadenze elettorali: le elezioni per il Parlamento Europeo (che anche nel giugno 1984 portarono i bolognesi a scegliere lo stesso giorno i loro parlamentari europei e il Si nel referendum per liberare il centro storico dal traffico automobilistico) e quelle per la Regione Emilia Romagna (e forse questo sarebbe un modo per ravvivare l'interesse e la partecipazione verso una competizione che nel 2014 registrò il 38% di affluenza).
E' chiaro che per chi affronta questa grande questione con l'intento di dare a Bologna, all'Emilia Romagna ed al Paese una nuova qualità dello sviluppo e della vita delle persone non ci sono preclusioni e pregiudizi a discutere.
Si tratta di risolvere una questione strategica per tutti con il più ampio ed approfondito concorso democratico e progettuale. Consapevoli del valore europeo e internazionale della scelte di cui vogliamo essere protagonisti.

Parliamone!

La lettera ai giornali di Paolo Serra


13 commenti:

  1. In sintesi: per uscire dal caos si condivida tutti la sfida referendaria e si sottopongano i vari progetti che usciranno dal confronto per il Piano urbano della mobilità ai cittadini sovrani. E vinca il migliore. Intanto, stop al passante.
    Se non ci sono troppe alternative in campo, mi pare una buona scelta. Se fossero molte, si rischierebbe di non farne emergere nessuna. E di tornare al punto di partenza.
    Anna

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    1. Da anni i nostri amministratori annunciano progetti senza realizzarli.
      Colpa dei No di cittadini critici? Non risulta. Chi si è opposto alla realizzazione del SFM? Chi non ha praticato un serio potenziamento ed ammodernamento delle ferrovie? Chi ha deciso di rinunciare (nottetempo) al Passante Nord per sostenere il Passante di Mezzo?
      Non scherziamo.
      Il confronto pubblico aperto, la partecipazione critica, responsabile e propositiva dei cittadini può semmai indicare utili direzioni di marcia (come del resto è già stato fatto in altre occasioni). Bisogna sapere ascoltare.
      Gianni

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  2. Non sono molto convinta. Perché quasi mai i referendum sono stati rispettati da chi di dovere. Ed anche a Bologna non è stato diverso. Il centro storico è libero dal traffico dei non residenti? L'acqua di Hera è pubblica? I finanziamenti alle scuole private sono finiti? Le trivelle in Adriatico ci sono ancora?
    Certo è che fa ridere la proposta del sindaco per scegliere tutti insieme il percorso del tram in centro dopo che lui/loro ha/hanno deciso 4 linee tra cui la Fico - Borgo Panigale oppure il Passante di Mezzo (anziché quello Nord già deliberato e sostenuto per dieci anni).
    s.

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    1. Considerazioni vere e condivisibili.
      Credo però utile per contrastare la sfiducia e per rafforzare la democrazia italiana e lo sviluppo civile del Paese occorra saldare maggiormente attività politica ed Istituzionale con momenti di protagonismo e di pronunciamento popolare.
      Gianni

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  3. Io invece sono favorevole. Perché fare scegliere alla maggioranza di una comunità non è mai un errore. Poi perché sono convinta che gli argomenti più forti non li abbiano oggi quelli del cemento e dell'asfalto. E neppure gli imprenditori e i politici del malaffare. Bensì tutti quelli che vogliono una società più sana ed uno sviluppo che anteponga la qualità alla quantità, il benessere alla crescita.
    L'alternativa non è tra sostenitori del passante nord o di mezzo, tra chi vuole altre corsie "nella bassa", "dentro" o "tangenziali" a Bologna.
    Meglio che i 700 milioni per Bologna siano destinati a tram, treni e bici. Come a Copenaghen, Amsterdam, Berlino, Amburgo, Parigi, Nantes ......
    L.

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  4. Visto Report. Una denuncia politica senza appello.
    Comunque Merola e Bonaccini un referendum sul Passante non lo concederanno mai.
    Non sanno amministrare, ma fare di conto si.
    E hanno sicuramente capito che anche questo voto non sarebbe a loro favore.
    BiBi

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    1. La democrazia e gli istituti della partecipazione non possono essere condizionati e piegati ai risultati presunti. Mai.
      La storia di Bologna e d'Italia dice anzi che, più volte, chiedere e valorizzare il pronunciamento dei cittadini è stato utile e risolutivo.
      Gianni

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  5. Il referendum, dice Serra... ma se per la maggior parte dei bolognesi la tangenziale è l'unica possibilità che ha di raggiungere il luogo in cui lavora, se ha speso e spende nel possedere un auto e l'etica personale ed ecologica più diffusa è quella che sperimentiamo girando per strada tra prepotenze, infrazioni e sgasate aggressive,secondo voi quale può essere l'esito se non quello di volere almeno 120 corsie in più...
    Ognuno di noi dovrebbe sperimentare prima come ci si muove nelle città virtuose citate da L. per comprendere cosa si sta chiedendo come vera alternativa.
    Sono veramente poche le persone che hanno la consapevolezza di ciò che quest'asse (meglio dir tavolo) stradale comporta per la salute di questa città. Quello che affligge è che chi ha deciso per questo scempio lo sa benissimo. Vi rimando a pag. 7 della presentazione di Andrea Ranzi della Direzione tecnica di Arpa Emilia Romagna di maggio 2015- Sperimentazione modello VIIAS (Valutazione integrata impatto ambientale).
    http://docplayer.it/9426584-Sperimentazione-modello-viias-a-livello-locale-nella-regione-emilia-romagna-andrea-ranzi-arpa-emilia-romagna-dir-tecnica-ctr-ambiente-e-salute.html
    Si vede perfettamente come l'aspettativa di vita accanto alla Tangenziale sia fortemente minore.
    Poi che Autostrade, Aspi, chiamatela come volete, debba mettere mano comunque a una struttura datata e fuori norma dal punto di vista acustico i cui ponti cadono a pezzi (vi invito a fare una passeggiata sul cordolo di mezzeria del ponte a San Donnino guardando a terra)lo faccia. Le ditte che hanno inziato aprodurre le nuove barriere non sifermino... Però che Aspi agisca per aumentanre la portata di flusso autostradale, ritoccando le tariffe, garantendosi una proroga di concessione( tralasciamo il discorso appalti) sulla nostra pelle è tutto un'altro discorso...

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    1. Penso che l'interesse per investire in progetti di mobilità sostenibile le risorse pubbliche e private sia diffuso e riguardi potenzialmente una larga maggioranza dei cittadini.
      A Bologna già nel 1984 il referendum per liberare dalle auto e dagli autocarri il centro storico ottenne il 70% dei consensi. Oggi, pure in tutt'altro contesto sociale, culturale e politico e di fronte ai dati noti di inquinamento e di pericolo per la salute delle persone, credo che il pronunciamento degli elettori non sarebbe meno informato, consapevole, lungimirante e responsabile.
      Certo nulla va considerato scontato, tutto è da conquistare e frutto di iniziative ed argomenti, ma perché non cogliere la sfida democratica o dubitare della ragionevolezza e della maturità della maggioranza dei cittadini?
      Gianni

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  6. Gianni, sai che i referendum mi lasciano francamente freddino :-)

    Se si seguisse davvero il percorso che tu proponi, potrebbe anche funzionare. Del percorso sottolineo un punto: informazione a tappeto a tutta la cittadinanza sugli aspetti tecnici delle diverse soluzioni. Un percorso che richiede tempo (minimo un anno) e la possibilità per tutti di partecipare e di portare le proprie ragioni in modo paritetico. Purtroppo i precedenti che conosciamo seguono un percorso diverso, in cui la propaganda viene contrabbandata per partecipazione e in cui il "fare presto" prevale sulla prudenza e sulla saggezza amministrativa.

    Detto questo, su questioni complesse come l'assetto trasportistico e ambientale del nodo di Bologna, preferirei francamente seguire gli strumenti che già ci sono: pianificazione di area vasta con Valutazione Ambientale Strategica (VAS), che include la partecipazione dei cittadini.

    Solo per fare un esempio, tu proponi un quesito del tipo: "proposta A. Passante di Mezzo; proposta B. Passante Sud; proposta C. potenziamento delle Ferrovie regionali e realizzazione del SFM; proposta D. superamento del tratto autostradale in Città ...".

    Non c'è ragione, in realtà, di considerare queste proposte come alternative secche, dove una esclude l'altra. Perché si dovrebbe escludere, sempre per esemplificare, una proposta complessa come: Passante Nord + Passante Sud + declassamento della tangenziale-autostrada a strada urbana + completamento del SFM + nuovo sistema tranviario?

    Per analizzare le proposte in campo serve una VAS fatta come si deve, dove tutte le alternative in campo vengono valutate pariteticamente, e dove gli effetti anche combinati delle diverse soluzioni vengono analizzati da organismi competenti e autorevoli (cioè non da ASPI SpA, che fa un altro mestiere).

    Serve diffondere cultura, non mettere una crocetta su una scheda, soprattutto se lasciamo che la scheda sia preparata da chi quotidianamente ci fornisce prove abbondanti di sciatteria amministrativa e di mancanza di visione di lungo periodo.

    Luca

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    1. Capisco e condivido le osservazioni.
      Tuttavia considero che la crescita culturale dei cittadini e del Paese possa anche essere stimolata da appuntamenti elettorali o referendari che impongono il confronto aperto e serrato.
      Mettere una crocetta è certamente una sintesi estrema e forse banale. Ma a certe condizioni, è una occasione unica per affermare le priorità, una chiara volontà, un indirizzo libero e disinteressato. Ciò che spesso non emerge e non si afferma operando tra gruppi ristretti di professionisti, di "competenti", di funzionari pubblici, di amministratori, di politici auto-referenziali.
      Gianni

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  7. Inviterei tutti riflettere su 3 grandi problemi connessi a sostenibilità ambientale di sviluppo e partecipazione consapevole cittadini.
    I) Integrazione sistemi diversi di mobilità.
    II) Proprietà di infrastrutture e di enti gestori di strade e autostrade.
    III) Quote, valore e caratteristiche di traffici commerciali.
    JB

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