giovedì 15 febbraio 2018

Smog, il sasso tedesco nello stagno europeo

Tra pochi giorni sapremo se l’Italia – e altri 8 Paesi dell’Ue tra cui Francia, Spagna, Germania e Regno Unito – saranno deferiti alla Corte di giustizia per la loro cronica inazione contro l’inquinamento atmosferico.
Inquinamento che in Europa è causa di oltre 400mila morti premature l’anno (Eea).

Il Commissario per l’Ambiente Karmenu Vella è stato duro, nelle ultime settimane, nel sollecitare questi Paesi a mettersi presto al passo con la normativa europea in materia di inquinamento atmosferico. Quello arrivato dalla Commissione è un vero ultimatum, al quale i ministri per l’ambiente hanno tentato di rispondere lo scorso 30 gennaio, convocati d’urgenza a Bruxelles, e poi nei giorni successivi, presentando i loro piani nazionali di risanamento della qualità dell’aria.
Se il ministro Galletti, impegnato a riflettere sulla sua vita post-dicastero, ha trasmesso un plico il cui senso è «a queste latitudini tutto bene» (ovvero: ha elencato quanto l’Italia ha già fatto, senza risultati sufficienti, confermando le ragioni della procedura d’infrazione), la Germania ha messo sul piatto qualcosa di molto più incisivo: secondo quanto appreso dall’agenzia Afp, i ministri di Ambiente, Agricoltura e Finanze avrebbero comunicato il loro impegno a rendere gratuito il trasporto pubblico locale.
Fosse un sasso nello stagno, sarebbe di quelli grossi. Non tanto, e non solamente, per gli effetti che un provvedimento del genere produrrebbe (anche se poi è sul metro di quelli che andrà valutato), quanto perché esso sembra riconfigurare il rapporto tra governi nazionali, industria dell’automobile, sanità pubblica; e sembra altresì ridisegnare il ruolo dello stato, espanderne la sfera d’influenza in controtendenza rispetto a quanto visto negli ultimi lustri. Mezzi pubblici gratis, ma non solo: l’esecutivo tedesco pensa anche a restrizioni sulle emissioni delle flotte di autobus e taxi, al varo di low emission zones, a politiche di sostegno al car-sharing e di incentivi per le auto elettriche. Tutte cose sacrosante, che andranno analizzate nel dettaglio: che è sempre lì, infine, che si annida il diavolo.
Fin dove si spingerà la Germania su un sentiero, in linea di principio, sgraditissimo a Volkswagen, Bmw, Audi, Opel? Intanto sappiamo dove non si è spinta l’Italia. Nel Paese con il più alto tasso di motorizzazione privata in Europa, il trasporto locale ha perso oltre sei punti di quota modale tra il 2002 e il 2016 (dal 37,2% al 31,1%); e dal 2005 al 2015 si è registrata una riduzione del 13% degli autobus circolanti (quasi 8.000 mezzi in meno, dati Asstra e Cdp). Non solo: l’Italia vanta il parco mezzi più anziano d’Europa con una media di età, in aumento, di 11,4 anni (contro i 7 dell’Ue). Di quasi 20 milioni di pendolari che ogni giorno, nel nostro Paese, utilizzano il Tpl, 14 salgono su un autobus: ovvero su un mezzo largamente preferibile all’auto e tuttavia più inefficiente, costoso e inquinante di treni, tram e metro. I dati economici e finanziari delle aziende di trasporto pubblico, poi, mostrano luci per lo più fievoli, e ombre, a volte cupissime.
Secondo un’indagine di Mediobanca sulle principali partecipate locali, quelle del trasporto pubblico rappresentano l’unico settore in perdita (-1,1 miliardi di euro tra il 2011 e il 2015), a fronte di 14,8 miliardi di finanziamenti pubblici. Ci sono segnali di ripresa: nel 2015 «solamente» 22 aziende (il 19%, contro il 54% del 2009) ha chiuso in rosso; 94 hanno fatto utili. Ma il dato contabile non coincide, non in misura apprezzabile, con l’efficacia del servizio e la penetrazione modale: si tratta più di «risanamenti» che di fare la differenza nel sistema, complessissimo, dei trasporti.
Di certo resterà difficile cambiare rotta fin quando non si sarà disposti a demolire, in larga misura, il totem dell’automobile privata: ovvero, intaccare l’asset fondante del cartello/duopolio Fiat-Eni, capace ancora di orientare le scelte strategiche di fondo in materia industriale ed energetica in Italia. Chiunque dubitasse di questa affermazione, può leggere l’ultima Strategia Energetica Nazionale, varata pochi mesi or sono da Calenda, e studiare soprattutto il capitolo trasporti. Illuminante.
Andrea Boraschi, Responsabile Campagna trasporti Greenpeace, il manifesto, 15 febbraio

12 commenti:

  1. Forse così i tedeschi eviteranno le sanzioni?
    Noi abbiamo un ministro all'ambiente che dice di non avere la bacchetta magica ....
    s.

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    1. Anche la Germania è tra i paesi a rischio infrazione per l'aria inquinata. Le misure annunciate sono una risposta, parziale ma concreta.
      Il Governo italiano non ne ha neppure ipotizzate. Le misure concordate con le Regioni padane nel 2017 sono solo un tentativo di fronteggiare i picchi di smog. Senza politiche strutturali, preventive e durature. Contraddette da nuovi importanti investimenti su strade ed autostrade: in Emilia Romagna il Passante di Bologna e la Cispadana, con la previsione di incrementare ulteriormente i traffici nei prossimi anni: quello veicolare del 10%, quello di automezzi commerciali addirittura del 18% (documentazione Istituzionale).
      Per questo le forze politiche di maggioranza e tutte quelle che si sono fin qui alternate al governo senza produrre azioni coerenti di "conversione ecologica" sono insostenibili.
      Gianni

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  2. Perché Greenpeace non fa un giro a Bologna ad ammirare il capolavoro del Passante in Mezzo alle abitazioni? Aspetta forse che la città sia amministrata da centrodestra o M5S? In questo caso facciamo in tempo a morire tutti gasati....
    Ryan

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    1. Forse Greenpeace (come altre associazioni ambientaliste) sottovaluta il "nodo" strategico di Bologna nel sistema nazionale della mobilità. Non rinunciamo a ricordarglielo.
      Tuttavia, Boraschi, denuncia il "non fatto" ed indica obiettivi importanti e condivisibili da perseguire.
      A noi tutti il compito di sostenerli, articolarli, portarli avanti, incalzare ...
      Attraverso la quotidiana partecipazione democratica e la capacità critica - propositiva di cui disponiamo.
      Selezionando con massima attenzione e rigore i nostri rappresentanti nelle Istituzioni.
      Gianni

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  3. Boraschi mette in evidenza il sistema di potere pubblico-privato che segna lo sviluppo italiano da svariati decenni. Si raccoglie attorno al "duopolio Fiat-ENI". Una rete complessa di relazioni-attività-affari. Un blocco culturale-sociale che ha fatto e ancora propone la fortuna di tanti. Una camicia di forza dalla quale non riusciamo ancora a liberarci. Credo che non lo faremo da soli, noi italiani. Unica speranza +Europa? E dunque ..... viva la Bonino!!!
    Mario C.

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    1. Una analisi ampiamente condivisibile e conclusioni contraddittorie.
      Si, "più Europa" è un obiettivo politico auspicabile e da perseguire perseguendo e praticando "altre" politiche.
      Dubito invece che i progetti e le alleanze neo-liberiste di "+Europa" (Bonino, Tabacci e candidati radical-democristiani) siano in grado di produrre quella conversione ecologica di cui il Vecchio Continente ha urgente bisogno.
      Gianni

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  4. Contro le smog in Germania si sperimenta la gratuita del trasporto pubblico.
    Non solo.
    Contro la disoccupazione si concordano le 28 ore settimanali.
    Insomma ci si prova.
    E noi?
    Zero assoluto.
    Straordinari per gli occupati con salari miseri, pensioni a 67-68 anni.
    Poi il Ponte sullo Stretto ed il Passante di Bologna, però con mitigazioni.
    Conclusione. Merkel e Schultz saranno perdenti, ma con Renzi e Berlusconi abbiamo già perso.
    Nik

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    1. Berlusconi (per oltre un quarto di secolo) ed il Centrosinistra (Prodi -D'Alema - Amato nelle passate legislature e Letta - Renzi - Gentiloni negli ultimi anni) hanno governato in continuità con un vecchio modello di sviluppo e di potere.
      Oggi, ci consegnano un Paese con grandi contraddizioni e profonde ingiustizie. Senza prospettive.
      È tempo di cambiare politiche e classi dirigenti.
      Con il voto e con un protagonismo quotidiano di ogni cittadino insoddisfatto della realtà che viviamo.
      Operazione culturale e politica sicuramente complicata ma necessaria.
      Gianni


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    2. Dal "sasso tedesco nello stagno europeo" ..... a questo sasso ("è tempo di cambiare politiche e classi dirigenti" scrivi) lanciato nello stagno della politica italiana.
      Capisco bene?
      Cosa pensi? Puoi essere più esplicito?
      Anna

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    3. Una soluzione ve la propongo io: a Palazzo Chigi finalmente una donna determinata, attiva, sperimentata come sottosegretaria. Una Donna che uscirà vincente nell'uninominale e nel plurinominale, al confine nord e nelle isole, rappresentante democratica e delle minoranze di lingua tedesca. Una Donna espressione di una larga maggioranza, ponte verso la GroKo di Merkel a Berlino. Al suo fianco un altro esperto sottosegretario, un gran maestro, tessitore di rapporti a 360 gradi, discreto e riservato, di nota famiglia bipartisan.
      I loro nomi? Maria Elena e Gianni. Chiamiamoli confidenzialmente, come si conviene tra amici.
      Sic

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  5. Sinceramente non enfatizzerei i progetti tedeschi. Almeno per due motivi. Il primo, sono anche loro nell'occhio del ciclone per via degli scandali che hanno interessato le loro grandi industrie automobilistiche e debbono rifarsi una credibilità. Il secondo, sono impegnati a costituire un governo dopo lunghi mesi di trattative. Lo sbocco non è ancora certo e molto dipenderà dalle soluzioni che si troveranno. In ogni caso siamo di fronte alla perdita di autorevolezza delle tradizionali forze politiche: democristiani e socialdemocratici.
    Quanto a noi, sicuramente Gentiloni e Galletti "non hanno la bacchetta magica". Mentre FCA ed ENI hanno grande potere.
    Ciao!

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    1. D'accordo, il Governo ed i ministri non hanno la bacchetta magica. Ma perché nessuna altra coalizione propone questo tema all'attenzione generale? Non è importante? Oppure è di difficile soluzione e si rischia la impopolarità?
      Come accade su altre questioni tipo rifiuti e abusi edilizi.
      Anche i 5 stelle ci hanno provato con modesti risultati e pesanti divisioni.
      VR

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