mercoledì 25 ottobre 2017

Contro lo smog? Una rivoluzione della mobilità!

Bologna, i Comitati in piazza Maggiore, contro lo smog ed il Passante (23 ottobre)

















Un valore economico di 4,6 trilioni di dollari all’anno andato in fumo. Equivale al 6,2% della produzione mondiale; più della ricchezza complessiva generata annualmente in Giappone, l’equivalente di Regno Unito e Italia messe insieme.
Un trilione è una cifra impegnativa: si scrive con 18 zeri e si fatica a pensarla. Ma ne abbiamo esperienza quotidiana: è la quantità di ricchezza e benessere distrutta ogni anno dall’inquinamento atmosferico.
Le cifre dell’economica sono sbalorditive ma fredde, quelle della medicina dicono meglio: la somma degli inquinanti in atmosfera, acqua e suolo, a livello globale, causa annualmente 9 milioni di morti.
Quindici volte le vittime di tutte le guerre in corso sul Pianeta e di tutti gli atti di violenza. La mortalità generata dall’inquinamento atmosferico è stimata in circa 6,5 milioni.
Questi dati emergono dal rapporto preparato dalla Lancet Commission on Pollution & Health, pubblicato da poche ore. Vengono resi noti in giornate in cui sulla Pianura Padana, come immortalato da una foto dell’astronauta Nespoli, si stende una cappa di smog visibile dallo spazio.
“Torino come Pechino” è stato il titolo giornalistico, facile ma veridico, coniato per rendere l’immagine di quanto avviene. Nel capoluogo sabaudo la concentrazione delle polveri è salita a oltre il doppio del valore individuato dalla normativa come soglia di allarme.
Dal Comune raccomandano di tenere le finestre chiuse, limitare gli spostamenti, non riscaldare i luoghi indoor oltre i 19 gradi. E partono anche misure di limitazione al traffico privato che sembreranno draconiane – in un Paese in cui per molti l’automobile è vettore solo e unico della mobilità – e che invece sono insufficienti ed emergenziali.
E come tali destinate solo a tamponare un fenomeno che ha invece una portata cronica.
Le fonti dell’inquinamento atmosferico, in un ambiente urbano, sono molteplici. Dipendono principalmente dalla mobilità, dall’edilizia, dall’industria. Variano da contesto a contesto ma, in generale, il loro contributo specifico al problema complessivo, inquinante per inquinante, è noto.
La situazione, da vent’anni a questa parte, nelle nostre città è in parte migliorata. Ma i miglioramenti sono appunto settoriali e non sufficienti.
Le città italiane – e quelle del nord padano in particolare – sono meno esposte ai fumi dell’industria; e l’efficienza energetica sta riducendo (anche se troppo lentamente) le emissioni che vengono dall’edilizia. Il settore che meno di altri contribuisce al risanamento dell’aria che respiriamo nelle nostre città è certamente quello della mobilità.
Greenpeace si sta occupando, in questo periodo e su scala europea, di un inquinante specifico: il biossido di azoto, un gas cancerogeno emesso in larga quantità dai veicoli diesel.
In una città come Roma oltre tre quarti del NO2 in atmosfera viene dai veicoli a gasolio. In difformità dall’immaginario collettivo, benché sia un inquinante precursore anche delle polveri sottili, non è un inquinante “padano”: la capitale e Palermo, ad esempio, registrano concentrazioni medie annue non dissimili da Milano e Torino, e sempre ben al di sopra della soglia indicata dall’Oms per la protezione della salute umana (40 microgrammi/metro cubo).
Secondo un recente rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente l’Italia è il paese europeo dove l’NO2 ha gli impatti sanitari maggiori: oltre 17mila casi l’anno di mortalità prematura.
I bambini sono i soggetti più esposti agli effetti patogeni del biossido di azoto. Per questo, nelle ultime settimane, Greenpeace ha monitorato l’aria in prossimità di dieci scuole romane, asili ed elementari.
Dieci monitoraggi su dieci mostrano livelli di inquinamento costantemente allarmanti, con picchi – in concentrazioni medie su dieci minuti – fino a 111,4 μg/m3: un valore abnorme, se si considera che già nel 2005 l’Oms segnalava come nei bambini gli effetti patogeni sul sistema respiratorio siano provati anche per concentrazioni inferiori ai 40 μg/m3.
“Biossido di azoto” è una dizione sconosciuta ai più. “Dieselgate” lo è certamente meno. I veleni che respiriamo sono anche e soprattutto il risultato composito di una gigantesca frode industriale, dell’attività di lobbying dell’industria automobilistica, di controllori “distratti”, di decisori pavidi. La sfida immediata resta quella di salvarci i polmoni. E una tra le poche soluzioni a disposizione, la più urgente, è una rivoluzione della mobilità.
Andrea Boraschi*, il manifesto, 21 ottobre
 * responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace
Donne chiedono informazioni ... (23 ottobre 2017)








Cittadini e consiglieri si oppongono al P/Gassante per Bologna
Mamme con mascherine e cartelli chiedono futuro















Professori chiedono partecipazione











Fotografi professionisti fanno la loro parte. Tutti la facciamo?


19 commenti:

  1. Dati e considerazioni davvero allarmanti.
    Una sola osservazione.
    Siamo sicuri che gli NO2 non colpiscono anche in pianura padana?
    L'impressione è che qui i rilevamenti noti siano pochi e selezionati.
    E il mix con polveri ed ozono sia micidiale.
    VR

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  2. "Dipendono principalmente dalla mobilità, dal l'edilizia e dall'industria". Scrive l'autore. E qui si titola sulla mobilità. Condivido.
    Ma vorrei non ci si dimenticasse di edilizia e di industria. Anche perché oggi a Taranto i bambini non sono andati a scuola per l'allarme polveri.
    Un diritto costituzionale negato!
    Il vento alza i residui delle lavorazioni progressivamente accatastati in dune all'interno dell'area ILVA, creando un pericolo per la salute di lavoratori e cittadini.
    Un diritto costituzionale negato!

    Questa è l'Italia oggi. Dopo decenni di discussioni su acciaio, lavoro e ambiente; dopo anni di impegni elusi; dopo cambi di proprietà.
    Semplicemente indecente!
    Ciao!

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    1. Se il fallimento delle classi dirigenti italiane (e di molti altri paesi) ha raggiunto i livelli che conosciamo è anzitutto per l'incapacità di affrontare queste contraddizioni.
      La ricerca di sviluppo sostenibile e di conversione ecologica è la sfida che abbiamo di fronte per consolidare le libertà e la democrazia, per scongiurare nuove distruttive guerre.
      Gianni

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  3. Nello scritto si denuncia la frode industriale. Le industrie automobilistiche alterano i dati. Gli Stati non controllano. Le autorità europee lasciano fare.
    È un potere arrogante.
    Chi difende i cittadini?
    Che mezzi ci sono per fare valere i diritti?
    s.

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    1. Il protagonismo dei cittadini.
      La conoscenza, la cultura, la partecipazione critica e responsabile.
      Gianni

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  4. L'inquinamento picchia duro sulla nostra salute. Lo sappiamo.
    Ma poi ..... non aspettiamo altro che prendere l'auto, anche per andare al cinema.
    E in fondo, se non abitiamo di fianco alla Tange, il Passante ci sta bene.
    Sic

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    1. Vento e aria fresca ci hanno riportato sottosolia. Da domani tutto come prima. Auto, moto, TIR .... treni in ritardo e bus fermi per lo sciopero nel pubblico ......
      La rivoluzione? Rinviata.
      Mario C.

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    2. ....salvo poi pregare Dio o bestemmiare (a seconda di come la si pensi) quando ti trovano una macchia nei polmoni e non capisci perché è successo proprio a te.

      Ryan

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    3. Il fatto è anche che per molti mancano le alternative possibili.
      Provate ad abitare a Bologna nel quartiere Santa Viola, oltre l'Ospedale Maggiore, e lavorare a Cadriano nel comune di Granarolo.
      Se non auto, che puoi usare?
      Per cui incolonnati e inquinati. Non per scelta, per necessità.
      Finché non si scopre una grossa macchia o non si parte con la rivoluzione.
      Titti

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    4. Dunque, concordiamo: meglio la "rivoluzione" della mobilità (e della società?) a tante (sempre troppe) "macchie nei polmoni"!
      Gianni

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  5. Rivoluzione della mobilità? Soluzione possibile? Problema risolvibile?
    Vedi Torino, con i nuovi amministratori grillini: da 20 giorni inquinata, ben oltre i limiti fissati; prima dicono " stop alle auto " e " porte e finestre chiuse ", ora con polveri a quota 400 lasciano libera la circolazione perché " così chi vuole respirare aria buona può andarsene altrove ".
    Anche loro si sono arresi.
    Mi sa che sia più facile urlare che cambiare.
    Antonio

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    1. Che sia più difficile cambiare che urlare è certo.
      Come sicuro è che con Galletti, Alfano e Verdini è impossibile promuovere un ambiente migliore.
      Anna

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    2. La storia siamo noi, nessuno si senta offeso,
      siamo noi questo prato di aghi sotto il cielo.
      La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.
      La storia siamo noi,
      siamo noi queste onde nel mare,
      questo rumore che rompe il silenzio,
      questo silenzio così duro da masticare.
      E poi ti dicono "Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera".
      Ma è solo un modo per convincerti a restare chiuso dentro casa quando viene la sera.
      Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone,
      la storia entra dentro le stanze, le brucia, la storia dà torto e dà ragione.
      La storia siamo noi,
      siamo noi che scriviamo le lettere,
      siamo noi che abbiamo tutto da vincere, e
      tutto da perdere.
      E poi la gente, (perchè è la gente che fa la storia)
      quando si tratta di scegliere e di andare,
      te la ritrovi tutta con gli occhi aperti,
      che sanno benissimo cosa fare.
      Quelli che hanno letto milioni di libri
      e quelli che non sanno nemmeno parlare,
      ed è per questo che la storia dà i brividi,
      perchè nessuno la può fermare.
      La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,
      siamo noi, bella ciao, che partiamo.
      La storia non ha nascondigli,
      la storia non passa la mano.
      La storia siamo noi,
      siamo noi questo piatto di grano.
      Francesco De Gregori

      Ryan

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    3. Se vogliamo fare noi "la storia" dobbiamo sicuramente concordare più efficaci misure per fronteggiare il superamento dei limiti degli inquinanti (ad es. blocchi del traffico più drastici, estesi e controllati) ma, soprattutto, progetti strutturali di conversione ecologica.
      Qui ed ora.
      Non domani o dopodomani.
      Esempi noti: stop al Passante di Bologna, a nuove autostrade e superstrade, alla quarta corsia sulla A14 e alla terza corsia sulla A13 ... Investimenti su ferrovie regionali, trasporto collettivo e non inquinante.
      Oppure, stop Iper e supermercati, più verde e rigenerazione urbana.
      Si può, si deve!
      A Bologna come a Torino, a Milano come a Roma, a Frosinone come a Parma o Reggio Emilia.
      Gianni

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  6. Negli ultimi 50 anni i nostri governanti di qualunque colore non si sono interessati minimamente di adottare politiche strutturali di economia sostenibile e di migliorare l’ambiente come invece hanno fatto in tutti i paesi del centro e nord Europa. E così continuano a fare anche a Bologna dove si preoccupano solo di favorire la grande distribuzione a scapito delle piccole realtà costruendo supermercati in modo compulsivo continuando ad allargare strade ed autostrade con la giustificazione di “fluidificare” il traffico quando in Europa la merce su gomma è un lontano ricordo in quanto viene fatta circolare su rotaia. Ogni anno ci si meraviglia di avere l’”emergenza” dell’inquinamento, la colpa del quale è solo dei cittadini privati che non cambiano le macchine e che si permettono di avere la temperatura in casa di più di 19 gradi.
    Pasquina

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    1. La situazione attuale conferma che lo sviluppo non è stato sostenibile, né equo e pacifico.
      I progetti alternativi sono stati sconfitti. Evidentemente deboli, contraddittori, inadeguati, privi di cultura e di alleanze adeguate.
      Altro è sostenere - come propone Pasquina - che non sono esistiti (negli ultimi 50 anni).
      Riflettiamo su Bologna, ad esempio.
      Un conto erano i politici e gli amministratori impegnati, nel 1984, nel referendum per limitare il traffico privato e per dotare la Città di un PRG che proponeva oltre 200 ettari di "fascia boscata" ed un trasporto pubblico potenziato ... diversi sono quelli che hanno privilegiato il mattone e nuove torri, il raddoppio della Bologna - Firenze e delle autostrade rispetto alle ferrovie locali, l'alta velocità rispetto al SFM ... oppure, oggi, i sostenitori ad oltranza di Passante di Mezzo e dei supermercati ...
      Gianni

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  7. Altri bolognesi hanno manifestato sabato davanti a Palazzo d'Accursio con bici e mascherine per un'aria pulita: "non bastano più le iniziative spot, servono interventi seri e strutturali" hanno detto Salvaciclisti, Legambiente e il comitato Ossigeno.
    M.

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  8. La rivoluzione della mobilità? Ci pensano le amministrazioni pidine.
    A Bologna Merola-Priolo non garantiscono la sicurezza dei cittadini che non inquinano (pedoni e ciclisti) ma li sanzionano per le infrazioni (50 multe simboliche in un giorno). Intanto sostengono il potenziamento di strade ed autostrade. Fantastico per i costruttori, meno per tutti gli altri.
    Nik

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    1. Coraggio. Sei d'accordo con il pidino Colombo. Anche lui ha criticato la Giunta Merola per le sanzioni alla componente debole pedoni - ciclisti.
      Insomma l'ambiente e la sicurezza stanno a cuore a tanti e non è prerogativa di un settore solo della politica.
      Antonio

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