sabato 24 giugno 2017

La passione di un maestro di vita

La prima pagina de il Fatto Quotidiano di oggi














Non è facile scrivere queste poche righe in un momento di profondo dolore per la scomparsa di un amico e di un maestro di vita. Stefano Rodotà non era solo il raffinato intellettuale e il protagonista di trent’anni di battaglie civili, era anche un uomo generoso e appassionato.
Il suo immenso carisma credo avesse molto a che fare con la passione che egli riusciva a trasmettere.
Affascinava e coinvolgeva Rodotà quando, con lucida razionalità, disegnava un futuro migliore e allo stesso tempo «possibile».
Ha iniziato ben presto a rappresentare il cambiamento.
Lo ha fatto da studioso, quando giovanissimo ha contribuito in modo decisivo a far cambiare passo alla scienza del diritto civile. Erano gli anni ’60 del Novecento, quando uscirono le sue due prime monografie: una rivoluzione per gli studi del tempo.
Di fronte ad una cultura dei giuristi che ancora si attardava nel formalismo giuridico e faceva resistenza entro uno specialismo che relegava ai margini la costituzione repubblicana, ecco un giovane studioso che dimostrava la necessità del cambiamento. Oltre – e sopra – il diritto civile si staglia la costituzione, l’interpretazione giuridica non può che fondarsi su una legislazione per principi che pone al centro i diritti delle persone reali.
L’attenzione per i diritti ha segnato la vita di Rodotà. Non si è mai sottratto dinanzi alla difficoltà di affrontare certi temi. Dalla proprietà («il terribile diritto») ai beni comuni (una formulazione di cui oggi si abusa, alla quale Rodotà è riuscito per la prima volta e praticamente da solo a dare valore scientifico). Tutti temi trattati con realismo e mai dimenticando la materialità della dimensione dei diritti. In uno dei suoi libri più affascinanti «Il diritto di avere diritti» Rodotà indica la rotta agli studiosi di diritto che si riconoscono entro il progetto del costituzionalismo democratico e pluralista. Bisogna pensare ad un «costituzionalismo dei bisogni», scrive.
Dovremmo meditare a lungo la sua lezione, soprattutto in tempi come i nostri che appaiono dimenticare che è delle persone concrete che bisogna parlare.
Tra le ragioni che hanno portato Stefano Rodotà ad opporsi con grande coraggio e rigore all’ultimo tentativo di cambiare la costituzione v’è sicuramente la percezione che il revisionismo dominante non avesse nulla a che fare con i diritti dei cittadini, semmai ne aumentava la distanza, guardando solo alle ragioni del potere e non invece a quelle dei governati. L’ultima «Carta» di valore costituzionale che è stata scritta porta la sua firma. La Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, approvata a Nizza nel 2000.
È il catalogo più ampio mai scritto dei diritti e il più impegnato tentativo di far mutare rotta all’Europa: «dall’Europa dei mercati all’Europa dei diritti», come ebbe a scrivere. Dopo la sua approvazione l’Europa «ha voltato le spalle alla Carta» (sono ancora sue parole). Ancora una volta la politica si è dimenticata dei diritti. Ma, se i diritti diventano deboli spetta a nessun altro se non a noi difenderli. «il codice di questa impresa – scrive – ha un nome, e si chiama politica.
I diritti diventano deboli quando diventano preda di poteri incontrollati, che se ne impadroniscono, li svuotano e così, anche quando dichiarano di rispettarli, in realtà vogliono accompagnarli a un malinconico passato d’addio. I diritti, dunque, diventano deboli perché la politica li abbandona. E così la politica perde se stessa, perché in tempi difficili, e tali sono quelli che viviamo, la sua salvezza è pure nel suo farsi convintamente politica dei diritti, di tutti i diritti».
La lotta continua e Rodotà continuerà a farci vedere la rotta. 
Sit tibi terra levis, Stefano.
Gaetano Azzariti, il manifesto, sabato 24 giugno
la Repubblica, ricorda "l'uomo dei diritti"
L'intervento di Rodotà del 2 dicembre 2016 per il NO

"Il ricordo" di Tomaso Montanari: per strada lo chiamavano "Presidente"


13 commenti:

  1. Un Professore libero e al servizio dei cittadini.
    Sarebbe stato un grande presidente della Repubblica.
    M.

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    1. Sottoscrivo.
      Bersani ed il PD non erano orientati con una tale scelta e ad un cambio di prospettiva ("Governeremo con Monti anche se raggiungeremo il 51%" dichiarò il Segretario in campagna elettorale).
      Certamente con un voto per Rodota' Presidente della Repubblica si sarebbe spaccato l'insediamento sociale e culturale del Partito (il mondo che voleva le "liberalizzazioni", quello ai vertici di grandi gruppi finanziari o di importanti cooperative ad esempio).
      Ma oggi la situazione non è certo migliore.
      E quelle contraddizioni si sono riproposte aggravate da anni di crisi nazionale e internazionale.
      Gianni

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  2. Un indipendente di sinistra a cui prima il Psi di Craxi ed il Pds di Occhetto (1992, per la presidenza della Camera) poi il Pd di Bersani (2013, per la presidenza della Repubblica) preferirono il comunista Giorgio Napolitano.
    Forse la crisi attuale ha origini lontane e recenti?
    pl

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    1. Sicuramente. La scelta del Napolitano bis nel 2013 fu una risposta di conservazione del PD. Mentre una candidatura Rodota' (o di un'altra personalità) che potesse essere sostenuta dal M5S avrebbe aperto prospettive nuove ... Per l'Italia, per i vari protagonisti della vita politica.
      Mancò il coraggio e la cultura politica.
      Gianni

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  3. E' venuto a mancare un riferimento.
    Ciao!

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  4. Un indipendente di sinistra eletto per più legislature con il PCI e infine presidente del PDS è stato candidato al Quirinale per iniziativa del MoVimento 5 stelle. Una forza ancora oggi ritenuta "populista" e a volte addirittura "di destra". A lui è stata preferita una irrituale ricandidatura di Giorgio Napolitano, sostenuta insieme da Pd e da Silvio Berlusconi ...
    Meditate gente, meditate!
    *****

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    1. Penso anch'io che nella primavera del 2013 si dovesse lavorare per una convergenza istituzionale che tenesse conto del voto di febbraio.
      Il Travaglio e la scelta del PD sono andate in altra direzione. Per ragioni profonde che dovrebbero essere studiate e capite.
      Il futuro comune, forse, passa anche da questo.
      Gianni

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  5. Rodotà è stato un faro di legalità, difesa della costituzione e laicità.
    Fosse stato lui presidente della repubblica in questi ultimi anni forse ci sarebbe stato più rispetto della democrazia parlamentare e meno frasi a vanvera.
    Alla faccia di chi ha provato ad usarlo, salvo poi offenderlo e definirlo "miracolato".
    Ma d'altronde la stessa "sinistra" lo ha spesso tenuto ai margini, e questo è stato un grave errore, tipico di questa "sinistra" (che ormai ha il solo significato figurativo di "funesta")

    ciao

    MDC

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    1. Condivido il giudizio su Rodota' e la critica a Grillo, PD e sinistre (che furono).
      Dalle esperienze e dalle riflessioni autocritiche sarebbe importante trarre insegnamenti per il futuro.
      Conto sulle capacità e sulla intelligenza di persone che hanno apprezzato il Professore e le sue battaglie civili, radicali e di sinistra.
      È sbagliato?
      Gianni

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    2. la cosiddetta "sinistra" ha dimostrato di non sapere fare autocritica, e gli ultimi 6 mesi ne sono una conferma tanto clamorosa quanto disarmante.
      sui 5S preferisco calare un velo pietoso, fanno più autogol di baresi e spesso ne sparano di talmente grosse che la nord corea in confronto è una pulce.
      mi dispiace, ma veramente non vedo intelligenze e capacità in grado di modificare lo stato attuale.
      ciao

      MDC

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  6. Rodota' avrebbe potuto aprire una nuova stagione nella storia dell'italia se il suo impegno civile fosse stato piu' considerato da partiti e movimenti....
    Purtroppo hanno prevalso altri interessi e dalle liti infinite e volgari tra PD e M5s hanno gioito le destre.... (vedi ballottaggi nelle amministrative)
    BiBi

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    1. Mi pare vero.
      Anche se forse è necessario ed utile sottolineare che le forze di Centrodestra non sono complessivamente cresciute nei consensi, ma hanno usufruito dell'astensione e di una perdita di riferimenti e di rappresentanze del "popolo della sinistra". Insieme ai limiti ed alle contraddizioni che hanno caratterizzato il M5S dopo la sua esplosione ed il suo lento ed alterno crescere nei territori (con i relativi fallimenti, i risultati e le divisioni).
      Gianni

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