sabato 17 dicembre 2016

Virginia Raggi, il dovere del passo indietro

Si è diversi non quando si dichiara di essere diversi, ma quando si agisce diversamente. Scegliendo Marra, Virginia Raggi non ha agito diversamente dai suoi predecessori. L’arresto del fedelissimo della sindaca, l’uomo che ha difeso innumerevoli volte da luglio a oggi resistendo anche alle sollecitazioni di Beppe Grillo, che avrebbe voluto la sua rimozione, dimostra una volta di più che il re è nudo.
L’arcadia idealizzata dal Movimento non esiste, non è mai esistita. I pochi mesi di amministrazione Raggi a Roma sono bastati a farci comprendere quanto il M5S sia fragile. Una denuncia che si sta sollevando anche al suo interno, come dimostra il clima che sta infuocando il confronto tra le diverse correnti romane e parlamentari.
Il Movimento, purtroppo per i suoi elettori e per i tantissimi italiani che gli hanno dato fiducia nella prova referendaria, in mancanza di regole organizzative e di selezione precise e riconoscibili, in altre parole di regole democratiche, sta evidenziando un altro dei suoi limiti, forse il più inquietante: è un movimento scalabile. Può essere preso d'assalto da chiunque e, siccome chi critica ha in sorte l'epurazione, non riesce a maturare una crescita interna che lo renda più solido e meno contraddittorio nelle scelte e nei comportamenti.
Questo è quanto accaduto a Roma, dove la destra vicina agli ambienti di Forza Italia e dell'ex sindaco Gianni Alemanno lo ha di fatto occupato. Beppe Grillo lo sa bene, ne è perfettamente consapevole, ma finora non ha potuto riconoscerlo pubblicamente - forse nemmeno con i suoi più stretti collaboratori - perché significherebbe alzare bandiera bianca, ammettere che la sua creatura non ha sufficienti anticorpi per scongiurare che gruppi organizzati possano infiltrarsi nelle sue strutture fluide e prendere il potere, utilizzando la buona fede degli elettori. Il punto di partenza di questo ragionamento, anche se mi aspetto che i militanti mi diano del servo del Pd, è proprio questo: la buona fede di chi ha scelto e votato i Cinquestelle. E questa è la ragione per la quale, se il M5S non vuole disperdere il capitale umano e politico accumulato in questi anni, deve darsi nuove regole precise. Deve accettare di praticare la democrazia al proprio interno se vuole chiedere e pretendere la stessa democrazia all'esterno, alle istituzioni e alle altre forze politiche del Paese.

Una conseguenza mi pare inevitabile. Virginia Raggi deve dimettersi (o autosospendersi fino a un chiarimento giudiziario) perché ha legato il proprio destino a quello di Raffaele Marra. Perché lo ha difeso strenuamente quando in molti, anche tra quelli del suo Movimento, le hanno fatto notare l'imbarazzante continuità di Marra con le esperienze amministrative precedenti. Raggi ha un obbligo etico che le deriva dalla fascia tricolore che le è stata consegnata dopo la vittoria alle elezioni. Deve dimostrare di comprendere fino all'ultima piega che cosa significhi essere la Sindaca della più importante città del Paese e il suo riflesso nel mondo. Deve farsi carico delle sue responsabilità politiche e civili. Deve dar conto delle sue scelte ai cittadini, non soltanto quelli che hanno votato per lei. Deve dar conto a quei cittadini che oggi scoprono chi è Marra: una pedina inamovibile della sua squadra e della sua amministrazione. Perché Marra non è - come si è voluto far credere - una figura marginale. Marra è l'amministrazione Raggi. Marra è Virginia Raggi. Da lui sono passate tutte le decisioni più importanti della sindaca. Una sindaca che, nella migliore delle ipotesi, non ha saputo leggere e interpretare la complessità del reale. Lei e i 5stelle alla prova dei fatti sino ad oggi hanno fallito. Ecco perché è il caso che Raggi passi la mano. Mettere la testa sotto la sabbia, questo Grillo dovrebbe saperlo, porterebbe a un disastro peggiore. Quando chiesi (e ne sono ancora convinto) le dimissioni per conflitto di interessi della ministra Maria Elena Boschi fui accusato di essere grillino. Venni letteralmente massacrato dal Pd e dall'intero suo popolo riunito alla Leopolda in quei giorni. Eppure quelle mancate dimissioni hanno segnato l'inizio della ingloriosa fine del renzismo. Chi oggi lo nega lo fa per convenienza.

La situazione del nostro Paese è disastrosa, si è lavorato soprattutto alle apparenze e molto poco alla sostanza. La storia di Beppe Sala a Milano mostra come il governo abbia rischiato molto a delegare tutta la sua diversità all'Anac (l'Autorità nazionale anticorruzione) che non essendo una procura, non potendo né indagare né investigare, concede il suo bollino blu (come fatto su Expo) a vicende e situazioni che non può conoscere bene fino in fondo, dando più una valutazione mediatica che reale. Ora l'inchiesta Expo rischia di gettare una luce ambigua sull'Anac rendendola l'ennesima operazione di facciata del governo Renzi. L'augurio è che sia in grado di sottrarsi al ruolo di chi si limita a battezzare il bene e il male dell'amministrazione pubblica e cerchi di tornare alle sue funzioni di prevenzione e analisi.

Dopo l'arresto di Marra, mi accusano nuovamente di essere al soldo del Partito democratico. Domando anche a chi mi attacca: quanto vi sta a cuore il vostro presente e il vostro futuro? Che cosa risponderete ai vostri figli quando vi chiederanno dove eravate quando c'era bisogno di fermarsi a ragionare? Per capire, solo per capire. Niente di più. Chi critica non può essere considerato un nemico da epurare. Possiamo continuare a ragionare in questo modo? Il Pd dice "se non appoggi Renzi aiuti Salvini e Grillo" e il M5S "se critichi la gestione Raggi vuoi riconsegnare Roma nelle mani di chi ha permesso Mafia Capitale". Attestarsi su queste posizioni distrugge ogni possibilità di dibattito, riduce le idee a uno scontro tra squadre. Eppure Marra è la dimostrazione che la politica, anche quella del Movimento, che si pone come radicalmente nuova deve sempre misurarsi (e allearsi) con i meccanismi di scambio, influenza, opportunismo. Amministrare è difficilissimo, per cambiare davvero bisogna essere prudenti e saper ascoltare. Perché dinanzi alle prove politiche (non ancora giudiziarie) di continuità tra Marra e Alemanno (Marra sottoscrisse - come racconta il giornalista dell'Espresso Emiliano Fittipaldi - contratti milionari a favore di Fabrizio Amore, un costruttore imputato di associazione per delinquere) la Raggi ha continuato a difenderlo? Forse la ragione è semplice: le figure come Marra garantiscono voti, controllo burocratico, 
influenza, rapporto con immobiliari e imprenditori. Si può discutere di tutto questo senza essere accusati di essere cospiratori contro il nuovo? Chi insulta non pensa. Essere liberi, diversi, dissidenti non è un'aspirazione facile. Ma non dovremmo mai smettere di provarci.


Roberto Saviano, la Repubblica, sabato 17 dicembre

8 commenti:

  1. Condivido le tesi di Saviano. La Raggi ha toppato già troppe volte. O è coinvolta nei giri insalubri della capitale o è inadeguata al ruolo.
    Nel l'uno o nell'altro caso non va bene per il ruolo che ricopre.
    Peccato per l'ennesima occasione persa.
    Meglio prenderne atto e provare con altri.
    s.

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  2. Non sono d'accordo sulle dimissioni. Come non lo ero per quelle imposte a Marino. Questi sindaci sono sicuramente in difficoltà. Probabilmente entrambi non all'altezza. Ma chi lo è?
    Forse Gentiloni? Arrivato terzo alle primarie romane di qualche anno fa.
    Il fatto è che al Campidoglio se non si frequentano certi ambienti e personaggi si viene tagliati fuori e si è indotti a figuracce o figurette ...
    Titti

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    1. Condivido la considerazione sulle difficoltà nel cambiare le cose e risanare un ambiente corrotto.
      Mi fa molto riflettere l'attenzione di media ed opinione pubblica: tutta intenta a rilevare l'arresto del dirigente capo del personale (altro che "uno dei 23 mila dipendenti comunali" come dice la Raggi) Marra piuttosto che quello del vecchio immobiliarista Scarpellini, da molti decenni intrecciato con gli uomini dei Palazzi del potere della Capitale d'Italia.
      Mi viene anche da pensare che per indagare certi personaggi ci vuole un obiettivo superiore (la perdita di credibilità del M5S).
      Detto questo, dissento sul tema dimissioni.
      Raggi, oggi, come Marino, ieri, non mi pare si siano mostrati all'altezza del difficilissimo compito di governare Roma rompendo con pratiche inaccettabili.
      Per ragioni diverse, naturalmente.
      Il Sindaco precedente aveva a che fare con un partito ed una maggioranza interni al sistema di potere da smontare (e che non a caso, ha scelto di dimetterlo dal notaio).
      La Raggi non ha saputo scegliere e valorizzare persone estranee al malaffare. Oggi pare comunque incartata in vicende giudiziarie. Incapace di dire semplici verità (ad esempio su Marra), di connettersi con la parte sana della Città e di mobilitare le energie positive che certamente esistono.
      Prendere atto della realtà e delle difficoltà è sempre un segno di carattere e di responsabilità. Per costruire un futuro migliore.
      Gianni

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  3. Su Roma. Il dato è l'inadeguatezza del Movimento Cinque Stelle, non solo di Raggi. O rivedono rapidamente il non Statuto e il modo di selezionare le persone, oppure deluderanno presto le speranze suscitate.
    In ogni caso scremeranno una parte dei consensi raccolti. Eccessivi. Opposti. Effetto della crisi dei partiti senza politica ed etica (Rodota' su Repubblica ieri).
    E qui un riferimento a Milano. Quella che ci è stata presentata da Renzi e PD come la nuova "Capitale morale" d'Italia. Una favola indecente. Che la dice lunga della pochezza di riformismo di questo Centrosinistra. Chi ha seguito anche distrattamente le vicende lombarde, di Expo, di Sala non aveva bisogno della auto sospensione del Sindaco per capire il castello di carte del racconto virtuale e non sostanziale che ci è stato propinato. E senza attendere le inchieste giudiziarie, semmai in difetto, basta analizzare lo shopping francese, cinese ed arabo.
    Tra Roma e Milano (ma potremmo discutere anche di Campania ed Emilia) si manifesta la decadenza di un paese privo di classi dirigenti all'altezza. Che questa Comunità Europea a corto di valori, idee e politica ha accelerato.
    pl

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    1. Considerazioni che meritano approfondimenti vari.
      Solo una considerazione sul M5S. L'esplosione di consensi è stata sicuramente superiore alla capacità di aggregare persone e competenze adeguate; di formare, consolidare e proporre nuove classi dirigenti per rappresentare ed amministrare piccole e grandi città. Anche se ogni realtà ha proprie originalità e contraddizioni. Ci sono Parma, Pomezia, Roma e Torino. E Milano o Bologna ... Ma una crisi "di crescita" è evidente e chiama in causa il livello nazionale. Le politiche, le regole, l'organizzazione. Dal mio punto di vista e di osservazione (esterno) è impossibile reggere, in futuro, con le pratiche, gli approcci e la cultura del presente.
      Noi tutti, speriamo che loro se la cavino.
      Purtroppo non ci sono, sicuramente in Italia, molte altre esperienze utili, da cui attingere e trarre lezioni.
      È una corsa disperata controcorrente e contro il tempo.
      Gianni

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  4. Passi indietro?
    Sempre e solo tesi negative.
    Ma il paese ha bisogno di positività.
    Ad esempio, se Roma è nella merda non limitiamoci al no: a chiedere le dimissioni di Virginia Raggi.
    Ancora una volta, basta un si: portiamoci il simbolo della riscossa morale dell'Italia, il sindaco di Milano Beppe Sala. Così dopo il successo di Expo potremmo rilanciare le Olimpiadi. Sarebbe un'altra abbuffata.
    Mario Cinico

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    1. Grande Mario!
      Della serie: un passo indietro per farne due avanti ...
      Gianni

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  5. Si, possiamo dire che con l'avvento di Virginia Raggi e dei grillini romani dopo le Amministrazioni Veltroni, Alemanno e Marino siamo passati da Mafia Capitale a Caos Capitale ...
    Sic

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