martedì 22 novembre 2016

Passante di Bologna, rigenerazione urbana e Costituzione

Il Ministro Graziano Delrio ed il Sindaco di Imola Daniele Manca, nominato di recente anche Vice Presidente della Città Metropolitana di Bologna, con due recenti dichiarazioni, ci consentono di cogliere la cultura e le pratiche dei sostenitori delle modifiche Costituzionali volute da Renzi, Boschi e Verdini.
Il primo, in occasione dell'apertura del nuovo casello Valsamoggia sull'A1, ha annunciato la prossima rapida apertura dei cantieri per realizzare il Passante di Mezzo.
Forse nessuno lo aveva informato adeguatamente che dal Confronto Pubblico svolto a Bologna sono emerse quasi esclusivamente ulteriori richieste di motivazione, di progetti alternativi, di investimenti per la tutela della salute delle persone dall'inquinamento atmosferico e acustico?
Come ha riconosciuto lo stesso Andrea Pillon, di Avventura Urbana, il "facilitatore" scelto da Autostrade SpA ed Istituzioni per mediare con i cittadini. Al punto che la stessa Amministrazione Merola - Priolo ha chiesto ad Autostrade SpA ulteriori trattative, "non semplici".
È più realistico ritenere che il Ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture sia perfettamente informato delle discussioni e delle richieste bolognesi e sia intervenuto proprio per questo, anticipando quanto previsto dalle modifiche alla Costituzione.
In particolare là dove si prevede che il Governo possa esercitare la clausola di supremazia dello Stato (su Enti Locali e Regioni) per opere pubbliche e infrastrutture di mobilità considerate di "interesse nazionale". E infatti Delrio ha sottolineato "il carattere strategico del nodo viario - autostradale di Bologna".
Così il Corriere di Bologna (sabato scorso) titola "Verde e barriere Autostrade mette altri 15 milioni" e ci informa: "trattativa conclusa", "esclusi ulteriori interventi strutturali".
Dunque, dobbiamo concludere che democrazia, partecipazione ed autonomia come processo di responsabilizzazione e di crescita collettiva delle comunità non appartengono alla cultura politica di queste classi dirigenti.
In loro prevale una pratica del governo come potere di disporre e decidere.

Dal canto suo, Daniele Manca, in settimana, ha rivendicato e ottenuto che il nuovo limite del 3% di espansione urbanistica previsto dalla futura legge regionale "a favore della rigenerazione del territorio" sia gestito a livello di Città Metropolitana e non dei singoli Comuni, come inizialmente previsto dall'Assessore Raffaele Donini.
Intanto, non deve sfuggire il fatto che questa scelta riduce la portata complessiva della salvaguardia di suolo, consentendo di superare in singoli Comuni il precedentemente (annunciato) limite del 3%, a fronte di risparmi operati in altri territori.
Ma l'obiettivo esplicitamente rivendicato dall'Amministratore tornato a Palazzo Malvezzi (dopo le dimissioni di un anno fa in polemica con la Consigliera Delegata alla pianificazione Urbanistica, Isabella Conti, Sindaca di San Lazzaro) è soprattutto quello di volere valorizzare la dimensione Metropolitana, intesa come Comunità forte, integrata, in cerca di una propria identità.
E questo è il punto che qui interessa evidenziare.
Si intende ridare ruolo e responsabilità a questo livello territoriale ed istituzionale.
Che è precisamente quello della "vecchia" Provincia, che a lungo si è detto di volere superare. Un percorso "riformatore" sancito, nell'aprile 2014 dal Governo Renzi, con la Legge n.56, "Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni" (detta legge Delrio) e ribadito con le modifiche alla Costituzione (articoli 114 e 117), soggette ora a referendum.
Clamorosa contraddizione!
Ma, attenzione, una differenza sostanziale c'è.
L'istituzione Città Metropolitana non prevede l'elezione diretta degli Amministratori.
Il Sindaco metropolitano è di diritto il Sindaco del Comune capoluogo. Gli altri organi, la Conferenza ed il Consiglio, sono organi di secondo grado: la Conferenza Metropolitana è l'assemblea degli eletti nei Consigli comunali, mentre il Consiglio Metropolitano è scelto dai consiglieri comunali.
Insomma, da un lato Manca e c. vogliono ripristinare un sostanziale potere dell'Ente intermedio (Città Metropolitana o Province che siano). Dall'altro però hanno sottratto ai cittadini la sovranità popolare, cioè il diritto di eleggere e controllare direttamente i propri rappresentanti in questa Istituzione.
E' un meccanismo che ritorna. Analogo a quello proposto per il nuovo Senato detto "delle Autonomie".
In realtà c'è in entrambi un effetto. I partiti o le coalizioni maggiori vengono premiati per una seconda volta (il primo è effetto del premio di maggioranza) e si riducono ulteriormente le rappresentanze delle forze di minoranza. Basta guardare alla recente costituzione degli organi di Province e Città Metropolitane. Tra cui il Consiglio di Bologna, dove il primo partito (oramai abbondantemente sotto il 50% dei consensi elettorali) ottiene 13 seggi su 18.
Dunque, anche qui registriamo la convinzione della attuale classe dirigente di negare politica, rappresentanza e controllo come processo di incontro, vicinanza e (reciproco) riconoscimento tra cittadini ed Istituzioni. In funzione di una migliore e più efficace formazione delle scelte di governo delle diverse Comunità.
In loro pare prevalere, sempre più, una pratica democratica come mera acquisizione di delega e il governo delle comunità come puro esercizio di potere.

No, per cambiare l'Italia in direzione di maggiore giustizia sociale, libertà, responsabilità e partecipazione dei cittadini c'è bisogno di altro.
Non Basta un Si!
E, dopo il 4 dicembre, neppure tanti No.


12 commenti:

  1. La Manca&Delrio Band!
    Sic

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    1. Crozza impera.
      Pari solo alla confusione.
      Con spunti quotidiani.
      Da Irene Priolo (l'Assessora - Sindaca) a Virginio Merola (il Sindaco di Bologna e della Città Metropolitana, forse futuro Senatore) a Stefano Bonaccini (Presidente di Regione e forse futuro Senatore). Parliamone.
      Gianni

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  2. Nell'art.5 della Costituzione sta scritto "la Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali ... adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento".
    Purtroppo le modifiche costituzionali (sottoposte a referendum in ragione dell'art.138 e non per altro) svuotano questo principio fondamentale.
    Le modifiche al Titolo V e l'introduzione della clausola di "interesse nazionale" stabilito da Governo e maggioranza della Camera può andare contro la volontà di una o più istituzioni locali.
    Qui si parla di Passante di Mezzo, ma si potrebbe trattare anche del Passante Nord o del Passante Sud. O di molto altro ancora.
    Insomma queste modifiche premiano una inaccettabile logica di centralizzazione.
    Estranea ai Principi Fondamentali della Costituzione del 1948.
    Che non sono un dogma. Ma neppure "bisogna cambiare" a prescindere dal merito.
    R.T.

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    1. Penso anch'io che "queste" modifiche a 47 articoli della Costituzione pure riferendosi alla Parte II, Ordinamento della Repubblica, di fatto introducono contraddizioni con alcuni Principi Fondamentali, della Parte I.
      Concordo, cambiare si può.
      Ma "questo" cambiamento non ha un segno progressivo.
      In merito a rappresentanza e partecipazione dei cittadini.
      Inoltre lascia il "pareggio di bilancio" (introdotto nel 2012 con voto convergente e rapido di Centrodestra e Centrosinistra) e non introduce alcun arricchimento su eco-compatibilità e sostenibilità ambientale (il vero punto debole della Costituzione del 1948, antecedente alla cultura maturata nella seconda metà del '900).
      Gianni

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  3. L'importante è raccogliere un 20-30% dei votanti. Con quello ci si allea con forze minori e anche insignificanti. Con la maggioranza relativa si conquista automaticamente la maggioranza assoluta delle assemblee elettive. E poi negli Enti di governo di secondo grado si arriva ad esprimere i 2/3 dei consigli di amministrazione.
    Così un controllo minimo si trasforma in un grande potere.
    In politica come in economia.
    Nelle istituzioni come nei gruppi imprenditoriali.
    E se i cittadini si incazzano e non ne vogliono più saperne, meglio è ...
    BiBi

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    1. Triste ironia.
      Che coglie il segno regressivo delle modifiche proposte da Renzi - Boschi e delle pratiche dei Governi. Maggiori deleghe a "chi vince" e minore partecipazione e controllo democratico dei cittadini.
      Più assemblee ed amministrazioni di 2° grado (nomine) e meno elezioni dirette (Senato e Province).
      I referendum? Sabotati (trivelle) e disattesi (dall'acqua pubblica alla scuola pubblica).
      Gianni

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  4. Due esempi concreti che effettivamente consentono di capire meglio.
    Sul primo punto. Si potrebbe parlare di un inceneritore o di una discarica. Oppure di una grande industria.
    Sul secondo. Se si fossero aumentati gli strumenti di democrazia e di partecipazione l'elezione di Senatori o Città Metropolitana non sarebbero così rilevanti. Lo diventano quando tutti i cosiddetti momenti di incontro e di ricerca di verifiche si riducono.
    pl

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  5. La città discute, Loro decidono?
    Ma anche No.
    *****

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  6. Siccome il sindaco di Bologna ha incontrato il Premier e questo gli ha promesso investimenti economici per la città, ora Merola sostiene che questa sarebbe una ragione in più per il si al referendum!
    Ma non dovevamo stare al merito?
    Sono senza parole.
    Carlo

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    1. Ok, stiamo al merito!
      Merola - Renzi, patto per Bologna. Missione romana del sindaco: "sul piatto 110 milioni, ho un altro motivo per votare Si".
      E' il titolo del Corriere di Bologna.
      Serve aggiungere altro?
      Ciao!

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    2. Si. Affermazioni che sono tutt'altro che estemporanee.
      Sono parte della cultura politica di queste classi dirigenti.
      Locali, nazionali ed occidentali.
      Merola e Bonaccini riprendono un copione nazionale ed europeo.
      I Patti per lo sviluppo, per gli investimenti, per le grandi opere, per l'occupazione ... che Renzi stringe con "amici" e "fedeli".
      Da Bologna a Napoli, dal Nord al Sud della Penisola. Con Marchionne e simili.
      Come in Europa fanno Juncker e soci (ciò che a suo tempo non è stato concesso alla Grcia e ciò che è stato consentito e dato ad altri ... ultima la Turchia di Erdogan).
      Gianni

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  7. Togliere o togliersi di mezzo orpelli e "lacci e lacciuoli ", fondamentalmente ci vedo questo nella grande Controriforma della Costituzione .
    Torniamo al potere Centralizzato e togliamo la parola ai cittadini .
    Con più allontani le Istituzioni dai cittadini sempre meno i cittadini conteranno .
    Però risparmiamo "Danaro "
    Ciao
    G.

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