mercoledì 20 luglio 2016

Come rispondiamo al Grande Disordine Globale?

Il fallimento delle classi dirigenti nazionali e comunitarie che si sono alternate e susseguite negli ultimi decenni alla guida dei più importanti paesi del mondo sono nelle immagini (e soprattutto nei fatti) che si propongono all'attenzione dell'opinione pubblica internazionale in queste ore e negli ultimi tempi.
In Turchia. Il Presidente Erdogan, a cui poche settimane fa Angela Merkel e le autorità europee hanno affidato "la gestione" dei milioni di profughi e migranti del Medio Oriente e dell'Africa in fuga verso la salvezza (e anche 6 miliardi di euro), risponde al tentato colpo di stato di parte del suo potente esercito, con decine di migliaia di arresti, sevizie, interrogatori, espulsioni, allontanamenti dai pubblici uffici e dall'insegnamento degli oppositori, protagonisti e no della rivolta di venerdì sera. Tra questi, molte centinaia di magistrati e giudici che hanno indagato su corruzione e violazione dei diritti umani dei cittadini. Di più, "il nuovo Sultano", vuole il ripristino della pena di morte ed alza la contesa con gli USA per ottenere l'estradizione del potente predicatore Gulen, considerato ispiratore ed organizzatore (alla stregua di Osama Bin Laden) del Colpo di stato militare (denunciato dalle autorità politiche degli alleati della NATO con sospetto ritardo).

In Francia. A Nizza si consuma l'ennesima strage di cittadini e bambini per opera di un "integralista mussulmano" che mai pare avere professato e praticato la "sua" religione e noto alla giustizia per i suoi comportamenti quotidiani spesso fuori dalla legalità. Probabilmente assoldato da organizzazioni del terrore che operano in Francia e che si estendono in Belgio e, si dice, anche in Italia. Il Capo del Governo francese, il socialista Valls, impegnato nelle passate settimane soprattutto a portare in porto una contestata e contrastata Lois Travail che toglie diritti ai lavoratori, in occasione della visita nella Città del Mediterraneo, viene sonoramente fischiato al termine del minuto di silenzio nella grande manifestazione in ricordo delle vittime, anche per i ritardi nella identificazione e nella pubblicazione di morti e feriti. Infine, si profila una ulteriore proroga ed estensione dello stato d'emergenza.

In Gran Bretagna. Il Premier Cameron, conservatore, dopo aver ottenuto dai Vertici Comunitari Europei trattative e deroghe di peso (mai riconosciute e concesse, un anno fa, alla piccola Grecia), viene sconfitto nel referendum sulla Brexit e lascia in eredità all'ex Ministro degli Interni Theresa May (ieri alla Camera dei Comuni: "pronta ad usare le armi nucleari") ed all'ex sindaco di Londra Boris Johnson ("l'Unione Europa persegue un Super Stato, come Napoleone e Hitler") per contrattare con Bruxelles l'uscita inglese dalla Unione Europea. Ma il risultato elettorale e le concomitanti ammissioni di bugie sulle "prove" addotte per scatenare la guerra a Saddam Hussein da parte di Tony Blair, confermano la scarsa credibilità ed affidabilità dei leader e dei vertici dei principali partiti britannici, riaprendo anche il tema della indipendenza della Scozia "europeista".

In America. Dove ri-esplodono la questione razziale e quella della libera vendita delle armi, mentre si ripetono azioni di terrorismo e si profila uno scontro elettorale che vede sempre più protagonista e all'offensiva un personaggio potente quanto imbarazzante e inquietante come Donald Trump, che di fronte alla rivale Hillary Clinton, principale espressione delle tradizionali classi dirigenti statunitensi, si presenta come "l'uomo forte" e di rottura, in grado di riaffermare la "Grande America" di fronte "ai fallimenti" ed "alle debolezze" attribuite, da destra, alla Presidenza di Barak Obama.
Così, mentre si deprimono le speranze di rinnovamento e di libertà sociali ed individuali suscitate nel popolo progressista americano e in un mondo policentrico dalla leadership del primo afroamericano alla Casa Bianca, si mobilitano i settori conservatori e reazionari che chiedono negli USA e nel mondo l'uso del pugno di ferro, delle armi e della determinazione per ripristinare ordine e libertà. 

L'analisi, gli scenari e la interpretazione dei conflitti potrebbero continuare.
Con la mancanza di sbocchi politici per le guerre volute e combattute dall'Occidente e dall'Alleanza Atlantica in Afganistan, in Iraq, in Siria e in Libia. Davvero "Infinite"? Sicuramente al prezzo di costi umani ed economici elevatissimi per le popolazioni colpite e per quelle impegnate nelle "missioni militari" (tra cui l'Italia).
Con le tensioni e gli scontri ideologici, etnici, territoriali e di potere, aperti e potenziali, ad Oriente e in Africa. In Europa, tra Ucraina e Russia, in Asia tra Corea del Nord e Corea del Sud o Giappone e USA, nel Mar Cinese, dove il più grande e popoloso Paese del mondo intende farsi valere, investire risorse, trarre profitti e radicarsi, suscitando naturali reazioni nazionalistiche. La questione merita grande attenzione e ci riguarda. Il "potere cinese" è arrivato, magari soft e accattivante, anche in Europa e in Italia.
Con i magri risultati, i fallimenti, le crisi ed il declino di vari movimenti di liberazione e partiti dei lavoratori (dal Sudafrica al Brasile, dal Venezuela al Perù ...) che, alla soglia del terzo millennio, avevano acceso le speranze di riscatto di popoli indigeni e di ceti popolari.
Con le contraddizioni sociali, ambientali e politiche esplosive di piccoli e grandi paesi dell'Asia e dell'Africa in costante crescita demografica, produttiva e tecnologica ma spesso oppressi da regimi autoritari, militari, personali o di casta e controllati da grandi aziende e gruppi multinazionali.

Difficile rispondere a questo Grande Disordine Globale con ideologie, visioni, categorie, politiche del passato.
Occorre piuttosto ragionare e confrontarsi in campo aperto e in libertà, sulla base delle reciproche conoscenze, delle diverse culture di appartenenza, basandosi sui bisogni sociali emergenti nel mondo e sulle domande di futuro e di sicurezza comune.
Battendosi per affermare progetti locali e globali di rispetto dei diritti umani universali, di conversione ecologica, di giustizia sociale e di democrazia partecipata e rappresentativa.
Su questo è urgente unire le forze.


9 commenti:

  1. Possono dirsi democratici paesi in cui:
    - si risponde ad un colpo di stato con oltre 50.000 arresti e licenziamenti in pochissimi giorni?
    - si proroga all'infinito lo stato di emergenza e la limitazione dei diritti personali?
    - si alternano governi composti da forze politiche che si sono contrapposte alle elezioni, negando alleanze poi praticate?
    Una conclusione.
    Turchia, Francia, Italia, Spagna indicano il venir meno degli stati di diritto e della rappresentanza che abbiamo conosciuto tra la seconda parte del secolo scorso e l'inizio di questo.
    A determinare gli eventi sono sempre più poteri sovranazionali e locali che sfuggono al controllo popolare.
    Problema.
    Come ci attrezziamo a queste tendenze progressive?
    Ciao!

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    1. Si. Parliamone.
      I segnali regressivi sono evidenti e diffusi. Ovunque.
      Dai Consigli di Quartiere, ai Comuni, ... agli Stati nazionali, ... all'ONU.
      Gianni



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  2. Dici giusto. La penetrazione dell'economia e degli investimenti cinesi è estesa.
    Abbigliamento, commercio, giochi d'azzardo, massaggi di varia natura, sport ...
    Titti

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    1. Come no.
      Dall'Africa ... all'Italia.
      Da Milan all'Internazionale.
      Investimenti legali e no. Da Piazza Affari alle fabbriche di Prato.
      Sarebbe davvero interessante costruire una mappa dei cambi di proprietà, degli occupati, delle attività nei paesi e nelle città.
      Cinesi. Ma non solo.
      Gianni

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  3. Rispondiamo con le Riforme Costituzionale ed Elettorale, con il Jobs Act e la Buona Scuola.
    Si cerca "stabilità" (leggi ed ascolta M.E.Boschi).
    Ma di che stabilità si tratta?
    Di stabilizzare il governo di una minoranza dei votanti e forse di una minoranza di una minoranza (i votanti, sempre meno, potrebbero finire sotto il 50% degli elettori).
    Del resto M.Renzi per queste Riforme ha il sostegno pieno dei Grandi Vertici dell'Europa (F.Hollande, A.Merkel, Cameron e May ... Juncker e Tusk) che è tra i Grandi responsabili del Grande Disordine Globale.
    C.pC.

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    1. Non trovo ancora di meglio dell'obiettivo di ricercare e battersi per "un Nuovo Ordine Mondiale" fondato su riforme di qualità: conversione ecologica, disarmo, giustizia sociale, democrazia partecipata.
      Gianni

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  4. Il minimo che si possa dire è che i vari governi nazionali europei sono incapaci. Ma anche irresponsabili. E in alcuni casi bugiardi. Tanto a destra che a sinistra.
    In Inghilterra i primi si sono dimessi ed hanno lasciato il passo. In passato Blair ha fatto di peggio, scatenando una guerra che ha causato milioni di vittime senza ragioni vere.
    In Francia resistono ma sono una minoranza. Una pessima minoranza.
    Nella strage di Nizza ci sono cose incomprensibili e inaccettabili. Cos'è lo stato di emergenza? Se un camion può percorrere per 2 km. un viale pedonale con migliaia di persone senza che nessuno lo blocchi il giorno della festa nazionale?
    Nik

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    1. Si. Grandi interrogativi. Da Nizza, alla Turchia, a Monaco di Baviera.
      Gianni

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  5. ... intanto con i raid americani in Libia.
    Con la disponibilità italiana a concedere basi e spazi aerei "per la difesa dell'Italia e dell'Europa".
    La Pinotti e Renzi aderiscono alla guerra infinita e sostengono i bombardamenti preventivi.
    No. Non mio nome.
    Raffa

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