martedì 28 giugno 2016

Dopo Brexit. Quale Europa?

Meno di un anno fa le Autorità Europee e tutti i Governi dei Paesi membri (Germania in testa e Italia inclusa) imposero, al popolo greco ed al suo nuovo Governo un nuovo Memorandum "lacrime e sangue" (il terzo in pochi anni) in nome del rigore e dell'austerità, necessari - a loro dire - per fare fronte alla crisi ed al debito pubblico accumulato nei lunghi decenni di malgoverno e corruzione dei conservatori di Nuova Democrazia e dei socialisti del PASOK.
Questo, nonostante il referendum con cui i cittadini greci avevano espresso pieno sostegno alla svolta nelle politiche economiche e sociali comunitarie richieste da Alexis Tsipras e da Siryza.
Fu così evitata la cosiddetta Grexit, ci si "liberò" di Yannis Varoufakis e tutto è continuato secondo le volontà dei potenti d'Europa.
Tutto bene?
Per nulla. Si sono ripetuti i segnali di fallimento, di crisi e di critica radicale alle classi dirigenti del Vecchio Continente: il progressivo ristagno delle produzioni, il calo continuo dell'occupazione, le crescenti povertà, le emergenze ambientali, le truffe industriali, i crolli bancari, il dramma dei migranti, i nuovi muri tra Stati europei.
Una conferma è arrivata forte e dura dal voto degli elettori polacchi, spagnoli, tedeschi, francesi o austriaci che si sono espressi negli ultimi mesi.
Fino al referendum di giovedì scorso, quando la maggioranza degli elettori inglesi ha scelto la Brexit.
Una decisione diversamente giudicata e giudicabile. Per commentare la quale si sono utilizzate categorie ed argomenti improbabili, di comodo e funzionali a tesi precostituite e auto-assolutorie: "tutta responsabilità dei populismi", "di Farage e dell'UKIP", poi "del Governo Cameron", quindi "del conservatore Johnson", ... infine "del Labour di Corbyn che non si è adeguatamente battuto", secondo i nostalgici di Blair e gli eletti nel Parlamento prima del successo alle primarie del nuovo segretario".
"Sono i vecchi e i poveri delle campagne", che "non si rendono conto" e "votano, inconsapevoli, contro i loro stessi interessi".
Politici al potere e commentatori interessati e di parte riscoprono, nell'occasione e per il prossimo futuro, anche gli avversati e fin qui maledetti indipendentisti scozzesi.

Tutto per non affrontare il problema vero.
Questa Europa è vissuta male e mortifica in modo crescente le speranze dei popoli che dovrebbe rappresentare e fare sentire più sicuri e protagonisti delle necessarie trasformazioni planetarie.

Lo dimostrano ancora una volta le elezioni in Spagna.
Dove certamente Unidos Podemos, la nuova formazione che unisce gli "Indignados" di Pablo Iglesias e la Sinistra storica di IU, deve riflettere sulla battuta d'arresto registrata.
Ma il sospiro di sollievo di chi temeva "il sorpasso" e "una avventura" verso il nuovo, si scontra con una perdurante situazione di stallo politico - istituzionale.
Infatti il decantato "successo dei Popolari" si ferma al 33% dei votanti e recupera voti esclusivamente dalla formazione critica di destra Ciudadanos, mentre i Socialisti, pur confermandosi secondo partito, perdono ancora voti conseguendo il loro minimo storico.
E così, per governare, qualcuno tra Popolari e Socialisti dovrà rinunciare a precisi impegni elettorali, aprendo la strada ad alleanze non volute, temute e, soprattutto, di dubbia efficacia politica e sociale: cambio di leadership e "larghe, inedite, intese tra PPE - C'S - PSOE".

Quel che non funziona sono le politiche sostenute dalle classi dirigenti europee.
Imprenditoriali, finanziarie e politiche, nazionali e comunitarie.
Dovrebbero cambiare cultura, principi, finalità, progetti, programmi, protagonisti.
"Architettura istituzionale" (come si dice) e del potere, uomini e donne che dirigono Commissione, Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale (la cosiddetta Troika).
In tempi rapidi.

Per chi pensa che un altro mondo è possibile e per esso si impegna ad operare, andare oltre gli Stati nazionali e cedere sovranità a livello Comunitario (in materia di politiche di sicurezza e di difesa, di politiche sociali ed ambientali, industriali e fiscali) è ancora possibile a condizione di farlo verso Organi democratici realmente rappresentativi, che rispondono direttamente ai popoli dell'unione (tutti gli attuali o parte di questi) interessati e disponibili ad una scommessa comune.
E' la Soluzione A.
Nuovi trattati e una nuova Costituzione. Che valorizzi i diritti fondamentali dei cittadini, le libertà e la pace, la cooperazione e la giustizia sociale.
Un Parlamento eletto a suffragio universale e rappresentativo, con poteri reali e definiti.
Un Governo scelto democraticamente che risponde al Parlamento o all'insieme dei cittadini (una testa un voto) e non alla somma dei governi nazionali, che mediano - come avvenuto nel 2014 - su un personaggio squalificato come il presidente lussemburghese JC Juncker, responsabile di aver a lungo trattato con i vertici di numerosi gruppi multinazionali il loro trasferimento societario o amministrativo nel piccolo Stato, per risparmiare i costi fiscali effettivamente dovuti ai paesi di origine o in cui operano.
Questa sarebbe la strada maestra da percorrere dopo gli eventi e gli insegnamenti del 2015-2016.

In alternativa, però, deve essere approntata al più presto una soluzione B, al fine di evitare soluzioni puramente subalterne e comunque prive di prospettive.
C'è altro rispetto al ritorno alla Democrazia ed alle Costituzioni degli Stati nazionali?
Parliamone.
Prima che sia troppo tardi. Cioè ieri.

PS. Per chi vuole approfondire: "Europa. Processo destituente" di Etienne Balibar e "Serve un serio populismo di sinistra" di Gianpasquale Santomassimo.



23 commenti:

  1. Decisamente soluzione A. Tornare indietro non si può.
    Per ragioni politiche, economiche e finanziarie.
    Antonio

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    1. Anche per me la Soluzione A è sicuramente quella preferibile. Tuttavia impone un rapido e per nulla scontato cambiamento di politiche e protagonisti.
      Quindi credo necessario mettere in campo, quanto prima, anche altre Soluzioni.
      Non per tornare indietro. Impossibile. Ma per fronteggiare i problemi di oggi e di domani senza avere le spalle al muro e potendo valutare realisticamente e democraticamente possibilità (ed eventuali costi e vantaggi) diverse ...
      Non si può rimanere, all'infinito, dipendenti da altri. A cui si è forzosamente e indissolubilmente legati ma con cui non si concorda nulla. Ne va della dignità e della libertà di ognuno.
      Gianni

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  2. Avanti in questo modo l'Europa non può andare.
    Le autorità sono troppo presuntuose ed arroganti.
    Politici irresponsabili come Farage per vendicarsi possono creare danni enormi.
    Non tutti i Fassino hanno di fronte persone come Appendino, che passo dopo passo e proposta dopo proposta l'hanno scalzato ...
    *****

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    1. Penso anch'io che non si possano confondere o sommare personaggi e movimenti profondamente diversi che animano, oggi, l'Europa.
      Nell'interesse di tutti.
      Abituiamoci a distinguere. Operiamo per essere distinti.
      Sapendo che occorre costruire alternative vere e democratiche.
      Gianni

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  3. Purtroppo la polemica tra Merkel e Renzi non lascia presagire nulla d buono ...
    La soluzione A sarebbe quella più sensata, ma forse quella B è l'unica che lascia margini minimi di sovranità e democrazia.
    Ciao!

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    1. I problemi sono tutti davanti a noi.
      Occorre vederli, precisarli, stabilire le priorità.
      Approfondire i percorsi percorribili. Valutare pro e contro, costi e benefici.
      Troppi eludono i problemi. Semplificano. Fanno propaganda, battute.
      Così non maturano processi democratici e di qualità.
      Gianni

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  4. La Via Maestra secondo Giulietto Chiesa:
    1. Attivare una Assemblea europea Costituente.
    2. Redigere una Carta Europea.
    3. Sottoporla a Referendum nazionali.
    4. Chi approva entra nella Nuova Europa.
    Mi pare un percorso lineare e condivisibile.
    Io ci sto.
    Sic

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    1. Riconoscere esplicitamente la crisi del presente e decidere di affrontare una fase (ri)costituente con partecipazione mi sembrerebbe un ottimo inizio.
      Gianni

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  5. Gran Bretagna. Tories senza guida. Labour con un leader sfiduciato. C'è chi pensa a ripetere il referendum ... La Scozia pensa alla secessione. L'Irlanda alla riunificazione.
    Spagna. Il voto non sblocca. Per la maggioranza servono 3 partiti su 4. Non riescono a mettersi insieme neppure due ...
    Stati Uniti. La Convention Democratica eleggerà la Hillary Clinton, ma è divisa a metà ... Quella Repubblicana incoronerà Trump che il partito non vorrebbe ...
    In tutto l'Occidente la democrazia è in crisi.
    E altrove non c'è.
    Il mondo è senza governo.
    Chi lo salverà?

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    1. La crisi investe molte Istituzioni.
      Il disordine colpisce partiti e forze politiche.
      Intanto ... vale la legge del più forte.
      Il mondo?
      Dipende da tutti noi. Insieme.
      Proviamoci!
      Gianni

      PS. Sento che anche in Austria il voto recente per eleggere il Presidente della Repubblica ha evidenziato gravi irregolarità e deve essere ripetuto a settembre. Un segno dei tempi!

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  6. Parola chiave solidarietà; finora è mancata e continua a mancare considerando che anche dopo la Brexit le prime reazioni dei leder europei sono state: "Regno unito fuori subito", "non cambiamo le regole ogni 2 anni" e "le regole nel 2003 sono state cambiate per permettere a Germania e Francia uno sforamento del deficit/pil". Finchè si continua a ragionare sulla linea del TUO debito pubblico, le TUE banche e i TUOI conti non si potranno fare certo passi avanti sull'integrazione. Oltretutto la soluzione A prevede passi avanti mentre invece alcuni paesi si stanno sempre più allontanando (vedi Olanda e Francia) e un ulteriore passo di integrazione non condiviso dai cittadini dei paesi membri potrebbe portare a una definitiva scollatura fra l'Europa e i cittadini. Per me occorre in queste settimane avviare immediatamente un piano concreto e condiviso per l'occupazione, giovanile e non, in modo da trasmettere il messaggio che l'Europa c'è e ha modo di incidere positivamente sulla vita dei cittadini (come suggerito da Letta). Inoltre ritengo sia necessario proporre referendum nei vari paesi sull'impegno o meno di proseguire questo processo di integrazione e solo dopo il risultato di questi procedere a una eventuale unificazione con ulteriori rinunce alla sovranità(ammesso che ciò sia voluto dai cittadini).

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    1. Concordo sulla necessità / opportunità di politiche integrate e coordinate per il lavoro e, aggiungo, per l'ambiente.
      Occorre unire queste priorità. Per investire le risorse con criterio e prospettive.
      C'è un Parlamento. C'è un Consiglio, C'è una Commissione. Procedano.
      Servono subito iniziative concrete e segnali forti che affermino il senso dell'agire comune, dell'Europa, per migliorare le condizioni di vita delle persone. Quelle che vivono qui e quelle con cui intratteniamo relazioni e rapporti.
      Referendum?
      Penso possano risultare utili entro un più generale processo partecipativo e democratico per dare senso alla Comunità e all'Unione.
      L'esperienza suggerisce anche di effettuarli su argomenti definiti e chiari.
      Già è difficile farli rispettare in quei casi.
      Se li si propone su questioni o quesiti troppo generali ed indeterminati temo possano essere inutili ed anche controproducenti.
      Gianni

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  7. La questione è più complicata di quanto appaia.
    I britannici escono dall'Europa politica, ma già erano fuori dall'Euro e restano nella Alleanza militare ...
    C'è da chiedere, ma chi governa la moneta e la finanza e cos'è la politica se non controlla gli eserciti e le forze armate?
    Nik

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  8. Ho trovato vergognose le ipotesi di ripetere il referendum inglese.
    Quasi che gli elettori non avessero pensato adeguatamente prima del voto.
    Perché non ammettere che c'è una forte rivolta verso Istituzioni che sono distanti dagli interessi dei cittadini?
    Io penso che votare per l'uscita per molti ha significato assumersi anche la responsabilità di arrangiarsi da soli. Non è necessariamente negativo.
    s.

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    1. Intanto è giusto ricordare, come ha fatto Nik, che la Gran Bretagna stava in Europa con una propria moneta (la sterlina).
      La scelta democratica e consapevole degli inglesi per la Brexit è frutto innanzitutto della rivendicazione di sovranità, che circola anche in molti altri paesi. Perché l'Unione ha fatto perdere potere agli stati nazionali ma non è stata in grado di proporre politiche economiche e sociali in grado di migliorare la vita e la sicurezza dei cittadini.
      Restano da verificare per tutti gli effetti del referendum e se la scelta produrrà i cambiamenti sperati. Innanzitutto per gli strati sociali subalterni e in maggiore difficoltà.
      Il coordinamento e la pratica di politiche di cooperazione e di solidarietà internazionale e Comunitaria è infatti una esigenza sempre più forte per affermare diritti individuali e collettivi o processi di conversione ecologica e di salvaguardia della natura e dell'ambiente.
      Dunque il problema del futuro delle Istituzioni Europee e delle politiche prevalenti e praticate al suo interno, è questione che resterà per tutti i popoli d'Europa, inglesi e britannici inclusi.
      Sta a tutti noi, europei, risolverli per il meglio.
      Gianni

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  9. Il sogno è gli Stati Uniti d'Europa, con rinuncia della sovranità in ambito monetario e fiscale e ad una organizzazione comune della difesa.

    Purtroppo l'attualità sorpassa qualunque ipotesi, torna il pericolo Austria.
    I populismi e i nazionalismi sono un ritorno alla preistoria. Nel nostro paese ci sono troppe posizioni ambigue.
    Non sembra un bel futuro.
    ciao

    MDC

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    1. MDC ti propongo alcuni interrogativi. Da cui dipende, a mio avviso, un futuro migliore per tutti.
      1. La gestione della moneta e del fisco possono essere distinte e separate dai progetti di società e dalle politiche economiche, produttive ed ambientali?
      2. La sicurezza dei cittadini può essere perseguita a prescindere da processi di avanzamento dei diritti universali dei popoli e dei cittadini di tutto il mondo? Ovvero da scelte progressive di cooperazione e di solidarietà internazionali, di giustizia, di equità e di sviluppo sostenibile ed eco-compatibile?
      3. Sei sicuro che il pericolo siano, di volta in volta, la Grexit, la Brexit, l'Ungeria o l'Austria? E non, invece, la mancanza di un'Europa politica, sociale, democratica, dei diritti e della giustizia?
      4. Ai populismi ed ai nazionalismi si risponde meglio enfatizzandoli e lanciando continui quanto inutili allarmi, o praticando politiche lungimiranti, responsabili e di prospettiva?
      5. Le posizioni ambigue si superano semplicemente denunciandole o confrontandosi nel merito e sapendo cogliere "nelle ambiguità" le verità che comunque rappresentano. Rimuovendo errori e contraddizioni che vengono praticati da chi esercita il Governo reale?
      Ciao
      Gianni

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    2. io credo che fare parte di una unione senza regole comuni sia fallimentare. ed infatti è quanto sta accadendo.
      non mi pare che stiamo dicendo due cose opposte, e non sto dicendo di far prevalere gli aspetti monetari e fiscali rispetto a tutto il resto.
      l'unione politica e economica vanno di pari passo, è proprio l'assenza dell'aspetto politico il Problema, da cui derivano grext, brexit , ungheria, austria.
      ma da cui deriva anche l'ipocrisia di uno stato (il nostro) che vota e accetta il bail in, ma ora chiede di uscirne.
      ciao
      MDC

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  10. L'Europa è ripiegata su se stessa preda di paure e di preoccupazioni, anche comprensibili.
    Per la sua sicurezza ed il nostro futuro dovrebbe invece essere portatrice di cooperazione internazionale ed esempio di diritti per i cittadini.
    I fatti di Dacca ci debbono indurre a riflettere ed agire.
    Certo i terroristi sono un cancro, ma noi dobbiamo combatterlo con la prevenzione: facendoci amare. Cioè risolvendo le nostre contraddizioni e aprendone tra i nostri interlocutori.
    Anna

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    1. New York, Madrid, Londra, Parigi, ... Gaza, Tel Aviv, Gerusalemme, ... Il Cairo, Tunisi, Tripoli, Ankara, Istambul, ... Nairobi, Lagos, ... il Mediterraneo, ... Dacca, Bagdad.
      Occorrono giustizia, pace, cooperazione, diritti, disarmo ... cibi, sviluppo equo e solidale, conversione ecologica.
      Gianni

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  11. L'urgenza di agire è motivata.
    Ma pare difficile poterlo fare con questi leader e senza una ulteriore scossa.
    Purtroppo le dimissioni hanno interessato solo la politica inglese (da Cameron a Farage ai socialisti) mentre in Europa sono ancora tutti li, senza porsi problemi e senza fare adeguate autocritiche (i Juncker, i Tusk, le Merkel, gli Hollande, i Renzi e i Rajoy) ...
    Così si balla sul Titanic.
    BiBi

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  12. Brexit o no, l'Europa non ha una direzione di marcia.
    A determinare sono i governi nazionali. Dove ogni paese procede secondo le volontà dei suoi gruppi dominanti ...
    v.r.

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    1. ... in accordo con le burocrazie europee.
      Come dimostra l'autunno italiano 2011, quando ci si liberò di Berlusconi avviando la lunga fase dei governi "a prescindere" ... dalle indicazioni di voto degli elettori (con Monti prima, poi dopo il 2013 con Letta e Renzi).
      Io penso che l'Italia e l'Europa abbiano destini comuni. Ma è innegabile il ridursi della democrazia e della rappresentanza delle istituzioni.
      Un problema di sovranità esiste.
      Giusto valutare le possibilità A, B o C.
      Ma chi ha proposte e ne vuole discutere davvero?
      Forse i Popolari o i Socialisti, le Destre o il Centro?
      BiBi

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