giovedì 16 giugno 2016

Ballottaggi. Roma

Sul voto al prossimo ballottaggio delle elezioni per il sindaco di Roma è bene raccogliere una pluralità di pareri davanti a uno scenario che appare abbastanza problematico e ingarbugliato. Per lo meno per chi si colloca a sinistra del Partito democratico.
Oggi, tuttavia, rispetto a poco tempo fa, il quadro della situazione politica romana mi appare molto più chiaro e definito e le possibilità di fare una scelta di voto assai meno problematica.
Avendo votato per Stefano Fassina al primo turno, sapevo per certo che avrei dovuto affrontare al ballottaggio una scelta che lo escludeva. E confesso che, se mi fossi trovato di fronte a un alternativa tra Roberto Giachetti e un candidato del centro-destra, non avrei avuto dubbi: mi sarei “turato il naso”, per dirla alla Montanelli, e avrei scelto il candidato Pd. Lo avrei scelto per senso di responsabilità, pensando alle sorti della mia città, che non può tornare in mano al peggior centro destra d’Italia.
Ma lo avrei fatto con disagio, prima di tutto per ragioni di politica nazionale.
Considero il Pd di Matteo Renzi un grave danno per la sinistra e per l’Italia. Per la sinistra, perché la sua politica di apertura alla destra berlusconiana – come alcuni di noi avevano previsto – non avrebbe allargato il consenso di quel partito , mentre avrebbe definitivamente spezzato i legami con il suo insediamento popolare, esponendolo alla sconfitta.
I risultati elettorali recenti sono le prime prove della validità di tali previsioni. Ma il danno è anche per l’Italia.
Questa non è la sede per valutazioni generali, ma un aspetto che non bisogna dimenticare, nel dare un giudizio sull’operato di questo governo, è di considerare anche quel che non si è fatto e invece si poteva fare. Il tempo nel frattempo sprecato con i problemi che si aggravano.
Son passati due anni e mezzo e Renzi ha perduto l’occasione di impostare un sistema fiscale progressivo: vera chiave di volta per attenuare le diseguaglianze crescenti che lacerano tutte le società “neoliberiste”.
Ha premiato la rendita, abolendo la tassa sulla prima casa e non ha impostato una vera politica di investimento nella formazione e nella ricerca, per il rafforzamento strategico del sistema-paese: borse di studio per migliaia di giovani che non possono proseguire la carriera scolastica o iscriversi all ‘Università, fondi per la ricerca, ingresso di nuovi docenti nell’Università e soprattutto risorse per ridare slancio a un settore da cui dipende l’avvenire dell’Italia. Nulla di tutto questo, com’è noto.
Ma che c’entra tale valutazione con la scelta del sindaco di Roma? Per fortuna, senza dover dimenticare i danni generali della politica nazionale del Pd, al ballottaggio non sarò costretto a turarmi il naso.
Ho sentito più volte Giachetti in Tv perorare la causa delle Olimpiadi a Roma e del nuovo stadio della squadra capitolina e questo mi ha definitivamente persuaso.
Considero simili scelte il distilllato del neoliberismo urbanistico che già affligge le nostre città (Venezia fa testo da anni) e che rischia di distruggerle. E’ il processo di disneyzzazione dei nostri centri urbani, un modo di mobilitare risorse per singoli eventi, tutto interno alla logica della società dello spettacolo, del profitto per alcuni gruppi, mentre si rimuove la visione d’insieme della città: con i suoi bisogni quotidiani, le sue periferie, il suo crescente disagio sociale, le sacche di emarginazione che si vanno gonfiando.
Ispirato da tali scelte, – che lo portano anche a strumentalizzazioni pacchiane, come l’uso elettorale di Totti – Giachetti è dunque un perfetto avversario da sconfiggere.
Tanto più che la candidata del Movimento 5 stelle, Virginia Raggi, ha cominciato a fare scelte interessanti per la sua eventuale squadra di governo cittadino.
Ed è di dominio pubblico che ella ha chiesto, per l’assessorato all’urbanistica, la disponibilità di Paolo Berdini. Ebbene, considero questa una scelta di grande valore, una vera bandiera politica.
L’Assessorato all’ urbanistica (o comunque si chiamerà) è un posto di potere-chiave dei governi municipali. Da li si governa l’uso del territorio e la possibilità di cavare profitti dal suolo. E da li, nei decenni passati, sono passate le scelte che hanno devastato Roma, cementificando l’Agro romano, costruendo interi quartieri senza trasporto su ferro, innalzando cinture di centri commerciali che richiamano traffico da ogni dove.
Paolo Berdini è uno dei più competenti e intransigenti avversari di questa politica dissennata, che ha premiato la rendita dei grandi costruttori e creato danni all’universalità dei cittadini romani.
Infine, qualche considerazione sugli insuccessi elettorali più significativi della sinistra a Roma e a Torino, che mi paiono comuni per tanti aspetti.
Avevo considerato, a suo tempo, imprudente la candidatura di Fassina, ma – una volta nell’agone elettorale – ho espresso su questo giornale il mio sostegno al suo lavoro per tanti versi coraggioso. Naturalmente, senza illusioni, con l’auspicio che si costruisca a Roma, per il futuro, un centro aggregatore delle forze di sinistra, quale terminale di una formazione politica più larga, di respiro nazionale.
C’era, tuttavia, nella candidatura di Airaudo a Torino e di Fassina a Roma, un peccato d’origine che evidentemente il lavoro sul campo, quello tra la classe operaia torinese e nella periferia romana, non è bastato a sanare. E le ragioni sono ovvie. Il lavoro quotidiano tra i cittadini non può dare frutti elettorali nel giro di pochi mesi.
Si tratta di un’opera di lunga lena, che sarebbe dovuta iniziare molto prima dell’apertura della campagna elettorale. Lo si voglia o no, la fiera elettorale copre di una patina di strumentalità qualunque impegno e dialogo “col popolo”.
E infine, di passata, ma è forse il problema fondamentale, tanto Airaudo che Fassina e altri candidati meno noti, sono apparsi troppo isolati: avanguardie solitarie di una sinistra che non c’è, per giunta esponenti dissenzienti di una tradizione che oggi si chiude nel fallimento.
L’idea di Sinistra Italiana di aspettare il congresso di dicembre per “partire” non ha certo aiutato questi candidati. Ma ha anche gettato un ombra pesante di fragilità su tutto il campo.
Persino il mio «giovanile entusiasmo» (come benevolmente ironizza Asor Rosa) è stato messo a dura prova.

Piero Bevilacqua, il manifesto, 14 giugno

9 commenti:

  1. Penso anch'io che a Roma serva un cambio.
    Anche di genere.
    Anna

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  2. Bene Roma.
    Dopo quanto è successo, sperimentiamo altri. Alcuni sicuramente credibili come Berdini.
    Ma a Torino e Milano?
    m.m.

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  3. Ma ha senso parlare ancora di destra e sinistra? Le zone di Roma che hanno votato di più Giachetti sono il centro storico e i Parioli. Cosa significa questo? Che la sinistra è diventata l’espressione della ricca borghesia imprenditoriale, finanziaria o dell’intelligentia “radical-chic”. Questi sono gli interessi che la sinistra di oggi tutela! Lo scollamento con la classe media e popolare è definitivamente compiuto.
    Pasquina

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    1. Anch'io penso che il nostro piccolo grande mondo non sia più leggibile con categorie classiche del secolo scorso.
      E tuttavia i processi sono ancora incompiuti e presentano evidenti contraddizioni.
      A partire dal PD, fulcro del sistema politico e di governo di questi anni difficili.
      Nato nel 2007 per essere forza di "centro-sinistra", promotori ex comunisti ed ex democristiani, ex socialisti ed ex repubblicani, sindacalisti e manager, imprenditori e banchieri, intellettuali liberali, ambientalisti e radicali.
      In dieci anni ha avuto 5 segretari: Veltroni, Franceschini, Bersani, Epifani e Renzi.
      Alla costante ricerca di profilo, identità, progetto.
      Forse non a caso Renzi ha annunciato, dopo i ballottaggi, l'uso del "lanciafiamme" per risolvere all'interno i problemi aperti ...
      Questa giornata può, dunque, essere di svolta.
      Che significherebbe una sconfitta a Torino di Fassino, già segretario DS? E una battuta d'arresto di Merola a Bologna?
      Oppure una sconfitta di Sala a Milano?
      Forse stiamo vivendo ore importanti ...
      Gianni

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  4. Bevi l'acqua mi pare più sano e meno doppio di asoR Rosa.
    In tutti i sensi.
    Sic

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  5. Le Olimpiadi sono un grande evento. Sportivamente appassionante e sicuramente utile a fare conoscere civiltà e popoli.
    In un paese efficiente nel contrasto a sprechi, illegalità, corruzione e mafie andrebbero sostenute senza riserve.
    Nella Roma di oggi condivido le riserve che qui vengono formulate.
    Abbiamo troppi esempi negativi.
    Ma se vogliamo proprio vogliamo scommettere su questa opportunità, peraltro ancora in competizione con Parigi, è preferibile una Amministrazione a guida PD o M5s?
    Io non avrei dubbi. Meglio una incerta scommessa o una sperimentata certezza?
    Ciao!

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  6. Condivido quanto sostenuto da Bevilacqua .
    Farei in ogni caso fatica a scegliere uno dei due forse mi asterrei o opterei per un voto puramente Politico ed anti PD , il mio eventuale voto al M5S non sarebbe conseguentemente un voto fiduciario alla Raggi.
    Ciao
    G.

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  7. Nel momento in cui scrivo il dato sull'affluenza è addirittura inferiore rispetto a quello già basso del primo turno.
    Questo dovrebbe (condizionale d'obbligo) favorire la Raggi, che ho sempre dato per favorita. In realtà dalle dimissioni di Marino ho sempre pensato che il M5S avrebbe vinto a Roma.
    Mi dicono che a Roma c'è il sole, quindi l'affluenza potrebbe aumentare in serata.
    In tutta onestà se votassi a Roma credo che deciderei all'ultimo istante. L'istinto porta al cambiamento, e non c'è cambiamento più radicale dei 5 stelle. Però Roma non è Parma, e la totale inesperienza mi preoccupa.
    Vero è che il PD è ormai diventato un centro di potere che fa ribrezzo e pur stimando Giachetti faccio fatica a vederlo scollato dal partito che lo ha candidato.
    E allora se proprio devo scegliere, spero che vinca la Raggi, a patto che il M5S vada dritto come un caterpillar, spazzando via tutto quello che nell'ultimo ventennio (almeno) ha degradato Roma, che va rifondata a partire da nepotismi, privilegi e fancazzismi vari.
    Ciao.

    MDC

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  8. Risultato previsto a Roma, ma clamoroso nelle dimensioni. Va bene la bassa affluenza, ma qui siamo quasi al 70%
    Mi dispiace per Giachetti, ha pagato soprattutto il fatto di essere un esponente PD.
    Vediamo come se la cava il M5S alla vera prima grande prova di governo. Probabilmente serviva una svolta, una rottura con un sistema di connivenze e assolutamente distaccato dalla realtà.
    E ora vediamo come reagiranno i partiti tradizionali, anche perchè a Torino si profila un'altra sorpresa (sarebbe incredibile). Ma non è solo una sconfitta del PD.
    Il centrodestra a Roma e Torino non è al ballottaggio, a Napoli ha preso una batosta: a proposito, M5S e De Magistris vincono in 3 grandi città ponendosi al di fuori delle coalizioni classiche.
    Situazione interessante.
    Ciao

    MDC

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