lunedì 5 ottobre 2015

I nodi irrisolti di Legacoop e il "caso Idice"

Presa Diretta, condotta da Riccardo Iacona, su Rai3, ha dedicato una puntata a "Soldi, Appalti, Potere" ed ha proposto le contraddizioni attuali della Cooperazione italiana.
Imperdibile. 
Un contributo utile per capire, riflettere e cambiare.
Ma è questa la reazione dei vertici cooperativi?

Il Presidente Mauro Lusetti, ancora una volta, riconosce "il tradimento di valori, principi ed esperienze".
Lo aveva già fatto un anno fa, insieme ad altri autorevoli dirigenti, all'esplodere di Mafia Capitale.
Vennero avanzate e discusse anche possibili soluzioni e indicazioni in occasione del 39° Congresso nazionale.
Ma larga parte di quei propositi e di quegli impegni non sono stati perseguiti e praticati.
Restano al loro posto troppi Presidenti e dirigenti inquisiti ed ai vertici da decenni. I cosiddetti "padri padroni", "uomini soli al comando", "imperatori". 
Permangono Statuti e Regolamenti sociali costruiti con il dichiarato intento di consolidare i vertici aziendali ed escludere possibili, non graditi, ricambi. 
Non vengono pubblicati i rendiconti patrimoniali di amministratori e dirigenti cooperativi e tanti redditi risultano, ancora oggi, pari a 30-40-50 volte i salari di operaie ed operai.
Continuano ambigue strategie ed alleanze imprenditoriali, politiche e di potere con ambienti discussi e inaffidabili.
I Bilanci di responsabilità sociale e/o cooperativa sono, quasi sempre, banali e ritardati rendiconti, che non contribuiscono a governare, verificare e dirigere le scelte aziendali.
Dunque, una verifica deludente del risanamento annunciato.
Assolutamente inadeguato rispetto all'incalzare dei fatti.
Prendiamo il "caso Idice", "la Colata di cemento" che prevedeva la costruzione di 580 appartamenti che il Comune di San Lazzaro di Savena ha ritenuto di bloccare.
Approfondiamo.
Perché la denuncia di una giovane donna Sindaco ha suscitato simili sviluppi e tanto rilievo nella comunicazione dei maggiori organi di informazione locali e nazionali e nell'opinione pubblica?
Forse, dice qualcuno, addirittura superiori alla stessa consistenza degli elementi in campo.
Certo, possono incidere la profondità della crisi economica e finanziaria ed il restringersi dei mercati; la drammatica concorrenza tra soggetti imprenditoriali per garantire produzioni, profitti e lavoro; una lotta si potere senza quartiere e feroce tra partiti e dentro i partiti. Consideriamo pure tutto questo.
Pare però necessario ragionare anche e soprattutto su altro, se si vuole assolvere ad un ruolo di governo e di direzione dei processi reali e profondi che scuotono la società e le istituzioni del nostro paese e se si vuole parlare con maggiore autorevolezza e credibilità ai soci, ai lavoratori, alle istituzioni e all'opinione pubblica.
Partendo dai fatti e dalla realtà.
A. In tutta Italia esistono e sono all'opera aree vaste e pervasive di malaffare e di criminalità economica organizzata. Bologna e l'Emilia non sono un'isola immune. Come hanno dimostrato recenti inchieste della Magistratura e in particolare Aemilia.
B. Il settore delle costruzioni e quello dei servizi sono particolarmente interessati e colpiti dalle attività delle mafie e di una imprenditoria spregiudicata e illegale che ha stabilito agganci e rapporti con funzionari pubblici ed esponenti politici.
C. Il mondo della cooperazione è stato ripetutamente coinvolto e interessato da indagini e relazioni ambigue e sbagliate: da Roma a Milano, dalla Campania al Veneto, dalla Sicilia alla Toscana.
Consorzi e cooperative bolognesi ed emiliane hanno Presidenti e dirigenti da tempo al centro di indagini e processi. In diversi casi uomini indagati e condannati restano attivi, con ruoli non sempre defilati e spesso operativi e funzionali.
E allora non bastano le affermazioni dei vertici della Cooperazione fatte fin qui su questa vicenda.
"Le nostre cooperative sono sempre rispettose delle leggi e dei piani regolatori ... Ora attendiamo le decisioni della Magistratura" (Mauro Lusetti a il Corriere Bologna).
"Il mestiere di una associazione di rappresentanza istituzionalmente riconosciuto è accompagnare e sostenere le associate nello svolgimento delle proprie attività, promuovendone problemi ed istanze nel rapporto con le istituzioni politiche e le forze sociali" (Rita Ghedini su la Repubblica).
Così, si gioca solo e sempre di rimessa, in difesa.
Mentre occorre reagire, cambiare, costruire.
Perché anche questa esperienza, tutta bolognese, evidenzia che molte cose non vanno, inducono dubbi, propongono oggettivi interrogativi e sospetti che non possono restare senza risposte politiche e di governo.
1. Ci sono sovrapposizione di responsabilità: consiglieri e sindaci revisori di cooperative esercitano analoghe incompatibili funzioni in istituzioni ed Enti Locali. Il caso di Germano Camellini, il revisore dei conti del Comune di San Lazzaro e di diverse Cooperative, non è isolato. E' questo che genera e alimenta possibili male interpretazioni. E può oggettivamente trasformare una valutazione preoccupata "sui conti (del Comune) che potrebbero saltare" in una possibile minaccia "alla Conti (Sindaco)".
Non è il caso di superare subito (e di evitare per il futuro) questi conflitti di interesse?
2. Ci sono troppi intrecci e scambi di ruoli di rappresentanza: "capi" e dirigenti cooperativi che diventano Ministri, Assessori, Parlamentari e dirigenti del Partito (il PD) e capi di Partito (il PD), Sindaci, Assessori e Parlamentari che diventano Presidenti, Direttori, dirigenti, consulenti e collaboratori di cooperative o di Legacoop.
La questione va ben oltre le esperienze recenti di Simone Gamberini, Rita Ghedini e Giuliano Poletti. Riguardano tante più persone. E quando investimenti e politiche di sviluppo, Leggi, regolamenti e Piani Regolatori, capitolati e gare di appalto vengono discusse, determinate e seguite dagli stessi soggetti con giacchette e interessi che cambiano in breve tempo, è facile esporsi a critiche, dubbi, riserve.
Non è opportuno evitare questi frequenti e ripetuti intrecci di rappresentanza e di poteri ed affermare una effettiva autonomia ed indipendenza tra cooperazione e politica/partito?
3. Si ripropongono oramai sistematicamente consorzi e cordate che includono realtà cooperative, SpA e gruppi privati con valori, principi, interessi ed approcci aziendali naturalmente distinti.
Il "caso Idice" è solo uno dei tanti. Con i vantaggi e le incognite conseguenti. Con una responsabilità sociale e un'etica imprenditoriale che possono determinare vantaggi, ma anche entrare in conflitto su vari fronti: dal trattamento dei lavoratori alla sicurezza sul lavoro, dai rapporti con il committente al pieno rispetto dei contratti.
E risulta azzardato per qualunque dirigente cooperativo "garantire" sui comportamenti tenuti dai diversi soggetti imprenditoriali associati interessati all'opera.
Non è tempo di rivedere criticamente la strategia delle alleanze trasversali tra imprese di diversa natura e responsabilità sociale?
4. Si continua a scommettere e investire sui settori trainanti di uno sviluppo entrato irrimediabilmente in crisi. Ma una programmazione equilibrata del territorio e la qualità della vita delle persone non sopportano nuove massicce urbanizzazioni ed altre grandi irrazionali infrastrutture stradali in un ambiente già fortemente edificato, antropizzato ed inquinato.
Ecco perché Legacoop non può limitarsi ad "accompagnare e sostenere le associate nello svolgimento delle proprie attività" e deve, urgentemente, attrezzarsi ed agire per accompagnare e sostenere una conversione delle associate verso nuove attività (o "specializzazioni" di settori di attività) che rispondano alle grandi priorità sociali ed imprenditoriali del presente e ad una profonda moralizzazione del paese. Operazione difficile e di lunga lena sicuramente.
Da qui, però, passa la riconquista di credibilità, di funzione, di simpatie e di lavoro per il movimento cooperativo e per le aziende che ad esso fanno riferimento.
Altro rispetto ad una pervicace resistenza volta a confermare gli spazi di mercato conquistati in un passato che non torna o alla arrogante richiesta di danni milionari a Comuni ed Amministratori che hanno scelto di recedere da una ennesima "Colata di cemento".

29 commenti:

  1. ... e i terreni pagati 5 volte il loro valore agricolo?
    Si possono spiegare solo con la certezza che il Comune avrebbe cambiato la destinazione d'uso.
    Oppure conoscete imprese che fanno scommesse?
    BiBi

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    1. Di imprese che fanno "scommesse" c'è ne sono sicuramente.
      Con risultati alterni.
      A volte fruttano, a volte no.
      Naturalmente ognuno deve fare la sua parte.
      In particolare chi rappresenta interessi generali e sociali.
      Gianni

      NB. Sulla vicenda delle aree di Idice c'è da augurar si che la Magistratura giunga presto a conclusioni che non lascino dubbi.

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  2. Mi pare che tu proponi a Legacoop di cambiare i presidenti indagati o con molti mandati, gli statuti o i regolamenti poco democratici, di pubblicare redditi e patrimoni, di redigere bilanci sociali seri, di finirla con cartelli e accordi illiberali.
    Poi di affermare piena autonomia della cooperazione, distinguere percorsi di formazione e di controllo rispetto alla politica, sviluppare progetti innovativi per il futuro.
    Molto condivisibile.
    Ma non dimenticare che a decidere devono restare i soci delle singole cooperative.
    La sovranità della base sociale è un fatto democratico e va sempre riconosciuta.
    Qui ci sono inevitabili logiche conservative: in discussione ci sono sempre lavoro e salario. E purtroppo spesso i cambiamenti hanno portato crolli verticali.
    Insomma uscirne non sarà facile.
    Ciao!

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    1. Si. I lavoratori ed i soci debbono conoscere, discutere e decidere.
      Ora lo fanno?
      Conservatori: spesso sono coloro che detengono potere e privilegi.
      Crolli: quasi sempre si verificano quando i legittimi interessi di parte confliggono con quelli generali.
      O no?
      Gianni

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  3. trovo sinceramente indecente la richiesta di risarcimento di 50 milioni da parte dei costruttori.
    chi dovrebbe pagare?
    il comune, con le nostre tasse?
    gli amministratori che hanno deciso e a cui sono riconosciute indennità modeste?
    forse vuole essere solo una minaccia?
    irricevibile quanto preoccupante!
    v.

    ps. che si siano associate anche le coop (qui siamo tutti soci) è incredibile

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    1. Scelte sbagliate producono sicuramente danni per molti, se non per tutti.
      Sarebbe ora di fare prevalere interessi generali e responsabilità sociale. Con un deciso cambiamento di cultura, di politiche e di pratiche.
      Parliamone.
      Gianni

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  4. Politica, cooperativa e affari?
    Cooperativa politica di affari.
    Affari cooperativi di politica.
    Politica cooperativa di affari.
    Affari politici di cooperativa.
    Cambiano gli addendi ma il prodotto non cambia.
    Ste

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    1. C'è politica e Politica.
      C'è cooperativa e Cooperativa.
      Ci sono affari e Affari.
      Il mondo è vario, come le idee ed i comportamenti.
      Gianni

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  5. I redditi dei dirigenti 30-50 volte i salari più bassi?
    Landini parla di manager che annualmente guadagnano i redditi dei loro operai per 500 e anche per 1000.
    Del resto il capo di Volkswagen dimessosi per truffa a mezzo mondo ha ricevuto una liquidazione milionaria ...
    Tutele progressive! No?
    Sic

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    1. Giusto.
      Ci sono (relativamente poche) tutele progressive riconosciute e (molti, comunque troppi) Non Tutelati.
      Gianni

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  6. Si, si.
    I cooperatori nei governi di regioni ed enti locali è costante.
    In Regione la parmense Simona Caselli, già presidente di Legacoop Reggio e poi Emilia Ovest.
    Nel Comune di Bologna Matteo Lepore, responsabile Area sviluppo territoriale di Legacoop Bologna e prima di lui Luciano Sita, presidente di Granarolo.
    Nel Comune di Modena Gabriele Giacobazzi, presidente di Politecnica.
    nel Comune di Ferrara Luca Vaccari, del Gruppo Unipol.
    M.

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    1. Ricordiamo sempre che ci sono cooperatori e Cooperatori.
      Detto questo, concordo. Troppe sovrapposizioni, scambi, intrecci di ruoli. E' opportuno cambiare.
      Gianni

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  7. SISTEMA.
    Ne abbiamo già discusso con il post di dicembre.
    Si chiama SISTEMA.
    C'è chi lo ha costruito. C'è chi ci è entrato.
    Ora è difficile smontarlo.
    Tutto si tiene. Una classe dirigente e una base sociale. Relazioni varie e consolidate.
    Difficile uscirne, anche volendo.
    Nik

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    1. Naturalmente c'è sistema e Sistema.
      Resta che Questo concreto sistema mostra problemi e contraddizioni esplosive.
      È urgente scegliere le modifiche da apportare.
      Sapendo che ci sono riforme e Riforme.
      Un riformismo debole (e con effetti ridotti nel ricambio delle classi dirigenti e dell'organizzazione della società) o un processo Riformatore strutturale (che muta gli equilibri tra le classi, la qualità dello sviluppo e della vita delle persone).
      Gianni

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  8. Quando si costruiscono cooperative di grandi dimensioni come quella di consumo che mette insieme le tre che operano sul territorio Adriatico come si può ancora pensare che siano i soci ad esprimere le scelte ?
    E' chiaro che il potere è tutto nelle mani di dirigenti e manager.
    E della loro capacità di relazionarsi alle istituzioni di riferimento. Con la tentazione di condizionarne i rappresentanti.
    Franca

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    1. Il progetto di Coop Alleanza 3.0 pone sicuramente grandi problemi di partecipazione dei soci e di responsabilità sociale. Il nuovo Statuto, in vigore dal 1 gennaio 2016, è disponibile attraverso Internet e merita di essere studiato ed approfondito ...
      Tuttavia, come si è visto negli ultimi anni, le contraddizioni non sono prerogativa di chi raggiunge grandi dimensioni.
      Gianni

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  9. Segnalo un articolo (che non mi è riuscito riproporre qui) su il manifesto di oggi, pagina 2, in merito a rifiuti e cooperative. Da approfondire.
    M.

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    1. Proponeva attenzione e riflessione sugli appalti conquistati in tutta Italia dal CNS di Bologna.
      Condivido la opportunità di approfondire e introdurre novità di approccio, strategie e responsabilità sociale.
      Non è mai troppo tardi.
      Gianni

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  10. Da il Corriere di Bologna di oggi. Per opportuna informazione.
    M.

    Il sindaco Isabella Conti con il premier Matteo Renzi
    Il sindaco Isabella Conti con il premier Matteo Renzi
    BOLOGNA - La presidente di Legacoop (ed ex senatrice Pd) Rita Ghedini è indagata nell’inchiesta sulle presunte pressioni indebite nei confronti del sindaco di San Lazzaro Isabella Conti per la vicenda della Colata di Idice, la new town da 582 alloggi che coop e privati avrebbero dovuto costruire ma che lo scorso febbraio fu stoppata dal primo cittadino e stralciata dal Poc. Nei giorni scorsi la presidente Ghedini ha ricevuto un invito a comparire dalla pm Rossella Poggioli per essere interrogata nell’ambito dell’inchiesta che vede indagate altre cinque persone per il reato di violenza o minaccia a corpo politico o amministrativo.
    Da Renzi a Morandi la solidarietà al sindaco anti-cemento

    A quanto si apprende, la Procura ipotizza nei confronti della numero uno della Lega delle cooperative un coinvolgimento indiretto, avrebbe cioè spinto il direttore generale Simone Gamberini, anch’egli indagato, a fare pressioni sulla Conti per farla tornare sui propri passi. Le presunte interferenze si sarebbero cioè realizzate attraverso il numero due di Legacoop ed ex sindaco di Casalecchio che dallo scorso settembre fino a febbraio avrebbe spedito sms, fatto telefonate e chiesto incontri per convincere il sindaco a fare retromarcia e consentire a coop e privati di realizzare l’insediamento urbano rispetto al quale si erano già impegnati economicamente. Tra gli argomenti usati ci sarebbe la «minaccia» di una causa milionaria che sarebbe piovuta, come poi avvenuto, non solo sulla Conti ma anche sui consiglieri che si apprestavano a votare la decadenza dell’opera dal piano operativo comunale.
    Come noto, i pm ipotizzano che a partire dallo scorso settembre i poteri economici interessati al progetto si siano mossi, in qualche caso potendo contare su sponde politiche, per convincere il sindaco Conti a rivedere la sua decisione. Una escalation, come l’ha più volte definita il primo cittadino, di pressioni, interferenze, consigli interessati e inviti a fare un passo indietro. Uno stillicidio che avrebbe spinto il sindaco a fare denuncia innescando dunque l’inchiesta della Procura.

    Lo scorso settembre, dopo mesi di indagini sottotraccia, c’è stato un altro passaggio importante di questa vicenda che coinvolge e imbarazza cooperative e Pd. La Procura ha notificato gli avvisi di proroga delle indagini preliminari a cinque persone che hanno così scoperto di essere sotto inchiesta. Nel mirino dei pm sono finiti come detto il direttore generale di Legacoop Simone Gamberini, l’ex sindaco di San Lazzaro Aldo Bacchiocchi, storico dirigente del Pci e poi dei Ds e membro del comitato tesoreria del Pd, il sindaco renziano di Castenaso Stefano Sermenghi, l’ex presidente del Collegio dei revisori di San Lazzaro Germano Camellini , infine, il costruttore Massimo Venturoli, amministratore della Palazzi, che con Coop Costruzioni e Astrale avrebbe dovuto realizzare il progetto.

    Secondo la Procura ognuno di loro sarebbe intervenuto per sollecitare un ripensamento della Conti. Gamberini avrebbe agito nell’interesse di Legacoop, che proprio a ridosso della fine dell’anno lo aveva nominato direttore generale, e a questo punto su indicazione della Ghedini secondo la ricostruzione dei pm che coordinano le indagini dei carabinieri del nucleo investigativo.

    Quella delle presunte minacce è solo un capitolo dell’inchiesta. I pm stanno indagando sugli intrecci tra vecchie amministrazioni Pd, coop e costruttori. Sotto la lente c’è l’acquisto dei terreni comprati in tempi non sospetti, nel 2007, cioè molto prima che diventassero edificabili. Avevano destinazione agricola ma, secondo l’esposto presentato dal consigliere civico Luca Bertuzzi, furono comprati a prezzi 5 volte superiori a quelli di mercato.

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  11. Che ne dite del comunicato di Legacoop Bologna?
    s.

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    1. Forse è il caso di proporre la sintesi. Da il Corriere di Bologna.
      M.

      BOLOGNA - «Esprimiamo piena fiducia, totale vicinanza e condivisione dell'operato di Rita Ghedini e Simone Gamberini, presidente e direttore di Legacoop Bologna. Siamo sconcertati dalle accuse che vengono loro mosse, proprio perché la storia professionale e personale di Rita e Simone è contraddistinta dalla trasparenza e dall'impegno per la legalità». Lo scrive la presidenza di Legacoop Bologna, sull'indagine per le presunte pressioni al sindaco di S. Lazzaro di Savena, Isabella Conti.
      LA REAZIONE - «Desideriamo ricordare - prosegue la nota della presidenza dell'associazione bolognese di cui fanno parte tra gli altri il presidente di Coop Adriatica Adriano Turrini e il presidente di Unipol Pierluigi Stefanini - che quello della legalità è un principio fondante di Legacoop Bologna, che da anni è impegnata concretamente nel contrasto alle mafie e al malaffare». «Per quanto dovuta sia un'indagine penale a seguito della presentazione di notizie di reato - dice ancora la presidenza - il danno all'immagine subito da Legacoop Bologna assai difficilmente potrà essere ripagato dalla dichiarazione di estraneità ai reati una volta che i fatti verranno integralmente chiariti. Ribadiamo ancora una volta che il compito di un'associazione di rappresentanza è quello di accompagnare e sostenere le proprie associate nelle svolgimento delle proprie attività, promuovendone problemi ed istanze nel rapporto con le istituzioni politiche e con le forze sociali. Il valore della rappresentanza, sempre esercitata nel rispetto delle regole, è indice di democrazia».

      BERSANI - Anche l'ex segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani, ha espresso la sua solidarietà alla presidente dei cooperatori bolognesi. «Voglio esprimere la mia grande stima per Rita Ghedini. Sono certo che la sua correttezza emergerà con chiarezza», ha detto Bersani.

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    2. Non mi convince.
      Si continua a giocare solo in difesa.
      Per vincere, invece, si deve giocare a tutto campo. Dotandosi di una strategia e di una tattica che abbini difesa ed attacco.
      Gianni

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  12. Sempre a proposito di edilizia e di cooperative. Sempre da il Corriere di Bologna.
    M.

    BOLOGNA - La Procura di Bologna ha chiuso l’inchiesta sul crac del Consorzio di coop edili Copalc, fallito a gennaio 2013: sono 20 gli avvisi di fine indagine in notifica, atto che di solito prelude alle richieste di rinvio a giudizio e a 14 persone il Pm Claudio Santangelo contesta il reato di associazione a delinquere. Secondo l’ipotesi alla base dell’indagine - che deflagrò dopo il fallimento del Consorzio, con perquisizioni della Gdf e avvisi di garanzia a febbraio 2013 - l’associazione, attiva quantomeno dal 2003 al 2012, era finalizzata a commettere con sistematicità un numero indeterminato di reati di natura patrimoniale, societari e fallimentari, coinvolgendo le cooperative socie e non, tutte controllate di fatto dal Copalc.
    I DIRIGENTI - In particolare per il pm il direttore generale, il suo vice e il presidente organizzavano e dirigevano l’attività ricoprendo, anche contestualmente, le cariche di amministratori del Consorzio e delle cooperative e decidendo le nomine di consiglieri, sindaci e revisori delle società, oltre che disponendo una tesoreria unica del gruppo, assicurando così una dipendenza funzionale, economica e finanziaria delle coop dai vertici del Consorzio. Indagati sono anche consiglieri, sindaci e altri dipendenti del Consorzio e amministratori delle coop collegate. A vario titolo la Procura ipotizza anche truffa, con riferimento a fittizie operazioni immobiliari e vendite di immobili simulate, che avrebbero consentito al Copalc di pagare meno imposte sugli utili per la mutualità prevalente. Contestati anche la bancarotta fraudolenta, con distrazioni di alcuni milioni, la bancarotta semplice e le false comunicazioni sociali. All’epoca il crac creò preoccupazione tra i 195 soci-assegnatari e le famiglie che avevano risparmi per realizzare la casa in proprietà e temevano di perderli. Nel tempo, però, la maggior parte della case sono state rogitate.

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    1. La vicenda del COnsorzio Provinciale Abitazioni Lavoratori Cristiani di Bologna, è un'altra brutta vicenda.
      In questo caso si parla del mondo di Confcooperative, le cosiddette coop bianche.
      Anche qui si pongono naturalmente problemi urgenti di democrazia, di responsabilità sociale e di conversione industriale.
      Gianni

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  13. Non mi interessa discutere su Ghedini e Gamberini.
    Se hanno solo "rappresentato la loro parte" o anche "fatto minacce" ce lo diranno i Giudici.
    In uno Stato di Diritto non compete ai vertici di Legacoop assicurare o rottamare.
    Ciò che non mi piace di Legacoop è l'incapacità di fronteggiare le crisi di CESI, Coopsette e Coopcostruzioni.
    Quello sarebbe il mestiere dei Poletti e Lusetti.
    Non studiare da Ministro e Parlamentare.
    L.

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    1. Parzialmente d'accordo, L.
      Sicuramente Legacoop o Confcooperative "per rappresentare" adeguatamente milioni di soci cooperatori e "per accompagnare e sostenere" le proprie associate debbono occuparsi di sviluppo, di settori in crisi e di processi di conversione produttiva ed industriale. Purtroppo si è insistito troppo a lungo su un improbabile rilancio di settori privi di prospettive ... Costruendo alleanze sbagliate e condizionando Istituzioni.
      Le vicende di Idice, come molte altre oggetto di indagini degli organi investigativi e giudiziari, rendono però urgente intervenire anche su questioni di governance, su percorsi di formazione dei dirigenti cooperativi, su regole di trasparenza e compatibilità, su sistemi di controllo.
      Prevenire è sempre meglio che curare!
      Gianni

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  14. tgcoop, il Vecchio.
    Sia chiaro con la V maiuscola. Con rispetto per una lettura dei fatti molto attenta/puntigliosa/argomentata/propositiva. Anche assai interessante/da approfondire/da discutere.
    Ma se guardiamo alla capacità comunicativa?
    Invito l'Autore a riflettere su questo: cooperare per cambiare (il fine dichiarato del blog) significa coinvolgere altri. Non pochi appassionati. Molti individui, con culture antiche/contemporanee/nuove.
    Ecco, è necessario dialogare a 360°. In particolare con quel 99% (Occupy W.S.) potenzialmente interessato a respirare aria nuova.
    Se è così, occorre attrezzarsi.
    pif


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  15. Come volevasi dimostrare. Leggo che Coop Costruzioni è sull'orlo del precipizio. La fine delle cooperative edili a Bologna.
    Un segno dei tempi.
    L.

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    1. Una crisi più generale. Vi segnalo anche la ravennate ITER.
      Concordo con il punto 4 del post: Legacoop non ha saputo guidare un inevitabile cambiamento di aziende verso settori nuovi o specializzazioni come può essere l'edilizia di recupero.
      a.t.

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